Tragica catena di morte è quella dalla quale non riusciamo ad uscire: chi uccide Benazir e chi uccide il poeta sindacalista di Orgosolo.
Ovunque ci giriamo, vediamo eserciti e armi. In buona sostanza uomini che uccidono altre persone. E non consola affatto constatare che negli eserciti cresce il numero delle donne.
So di toccare un tasto che non permette scorciatoie semplicistiche, ma dovrebbe essere compiuta una prima riflessione sulla troppo libera diffusione del mercato delle armi.
Anche in Italia un sacco di gente detiene in casa delle armi. Molte volte si passa alla pistola facile. Poi, passando allo scenario internazionale, tutto si fa più complesso.
Le grandi potenze tornano a riarmarsi con spese da capogiro. Le spese militari crescono anche nel nostro bilancio nazionale.
La politica aggressiva degli USA non solo ha evidenziato il fallimento dell’esportazione armata della democrazia, ma ha sospinto la Russia e la Cina alla politica del riarmo.
Credo che anche le chiese e le religioni, imparando dai monaci birmani, dovrebbero lanciare una mobilitazione internazionale contro il mercato delle armi. Questa ormai costituisce una priorità per evitare che il mondo diventi un campo di battaglia.
Qui l’ONU deve farsi sentire con iniziative concrete e ciascuno/a di noi può diventare testimone e diffusore di una cultura del dialogo per affrontare i conflitti di ogni genere su basi collaborative.
Davanti a noi si apre un cammino infinito.
Ovunque ci giriamo, vediamo eserciti e armi. In buona sostanza uomini che uccidono altre persone. E non consola affatto constatare che negli eserciti cresce il numero delle donne.
So di toccare un tasto che non permette scorciatoie semplicistiche, ma dovrebbe essere compiuta una prima riflessione sulla troppo libera diffusione del mercato delle armi.
Anche in Italia un sacco di gente detiene in casa delle armi. Molte volte si passa alla pistola facile. Poi, passando allo scenario internazionale, tutto si fa più complesso.
Le grandi potenze tornano a riarmarsi con spese da capogiro. Le spese militari crescono anche nel nostro bilancio nazionale.
La politica aggressiva degli USA non solo ha evidenziato il fallimento dell’esportazione armata della democrazia, ma ha sospinto la Russia e la Cina alla politica del riarmo.
Credo che anche le chiese e le religioni, imparando dai monaci birmani, dovrebbero lanciare una mobilitazione internazionale contro il mercato delle armi. Questa ormai costituisce una priorità per evitare che il mondo diventi un campo di battaglia.
Qui l’ONU deve farsi sentire con iniziative concrete e ciascuno/a di noi può diventare testimone e diffusore di una cultura del dialogo per affrontare i conflitti di ogni genere su basi collaborative.
Davanti a noi si apre un cammino infinito.
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