mercoledì 23 aprile 2008

VOI MI VEDRETE

Commento alla lettura biblica - domenica 27 aprile 2008

«Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po', e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui»(Giovanni 14, 15-21).



Il dato storico


Il Vangelo di Giovanni, con la costruzione dei suoi discorsi di addio, porta con sostanziale fedeltà sia i sentimenti di Gesù che quelli dei discepoli e delle discepole. Quando ebbe la percezione che per lui le cose si mettevano male, Gesù fu preso dalla preoccupazione che la sua morte potesse gettare nell'angoscia i suoi amici. Vedeva crescere l'opposizione e la congiura e voleva rassicurare i discepoli che Dio non li avrebbe abbandonati, che li avrebbe accompagnati e sospinti con la Sua forza, il Suo soffio vivificante.

Del resto gli stessi discepoli erano visibilmente turbati, anzi increduli di fronte a quella tragica ma possibile eventualità che l'opposizione crescente rendeva assai probabile.

Gesù aveva una sola carta da giocare, quella stessa che i profeti avevano sempre utilizzato quando il popolo attraversava momenti di smarrimento: "Non vi lascerò orfani ... Prego il Padre che vi manderà in altro modo la Sua consolazione, il Suo sostegno, la Sua forza, la Sua difesa, la Sua compagnia". La locuzione "altro consolatore", lo spirito di verità che starà con voi sempre, vuol esprimere esattamente questa incrollabile fiducia in Dio anche per il tempo in cui Gesù sarà fisicamente assente.

"Voi mi vedrete": Il Padre farà in modo che voi possiate continuare a stare in rapporto con me, a vedere con gli occhi della fede la strada che vi ho indicata.

Lo Spirito Santo


Quando, attraverso mille vicissitudini storiche, teologiche, linguistiche e soprattutto filosofiche, si costruì il dogma della Santissima Trinità, lo Spirito Santo divenne il terzo dopo il Padre e il Figlio.

Ma il linguaggio dogmatico è un altro continente rispetto al linguaggio ed al messaggio biblico. Per alcuni Trinità, due nature ed espiazione sostitutiva costituirebbero i tre pilastri del cristianesimo. La maggior parte delle dottrine classiche considerate ortodosse oggi sono respinte o reinterpretate da una stragrande quantità di teologi e di biblisti. Si conservano come delle mummie alcune "definizioni" come se fossero intangibili, immutabili, valide per tutti i tempi e tutti i luoghi.

Il grande teologo Andrè Gounelle scrisse: "Al giorno d'oggi, in particolare nel mondo ecumenico, si constata l'esistenza di un feticismo. Per esservi ammessi e rispettati, si deve rendere omaggio ai grandi concili, menzionare il Dio trinitario e parlare del Cristo vero Dio e vero uomo. Queste espressioni funzionano come formule magiche che aprono le porte, se non del Regno di Dio, almeno di quelle della chiesa e della comunità ecumenica. Se non le utilizzate, resterete al di fuori, nessuno vi ascolterà, nè vi prenderà sul serio. Se le usate, potrete manipolarle quanto vi pare, fino a far loro dire il contrario del loro significato originale. Poco importa, visto che avete pronunciato distintamente e correttamente la formula. L'etichetta conta più del contenuto." (Parlare di Cristo, Claudiana, pag. 20).

Per uscire da queste "bende dottrinali", bisogna ritornare a misurarci con il testo biblico dei due Testamenti. Lo Spirito Santo non è una persona autonoma o distinta dall'unico Dio di cui ci parla Gesù. E' il soffio, la vicinanza, l'azione calda, amorosa ed incalzante di Dio. Questa funzione di Dio nella definizione dogmatica di Costantinopoli (381) è diventata la terza persona della trinità.
Gesù ovviamente non sapeva nulla di simili categorie filosofiche. Egli sapeva benissimo, invece, che tutte le Scritture avevano parlato di questo vento, di questo soffio, di questa forza che veniva da Dio.

Gesù conosceva Gioele, Geremia, Ezechiele, Isaia. Da Genesi fino alla Sapienza, tutta la Bibbia ebraica parla dello Spirito Santo per descrivere la presenza di Dio forte, a volte impalpabile, imprevedibile, inarrestabile. "Santo", cioè che viene da Dio, che non è merce del nostro sacco.

Gesù aveva esperimentato nella propria vita di creatura e di profeta che da Dio proviene la forza per affrontare le difficoltà, la luce per vedere la strada, la gioia per sorridere alla vita, il vento che dissipa le nebbie ...

Gesù invita i discepoli e ciascuno/a di noi a guardare a Dio come un fuoco che non si spegne, una sorgente che non si esaurisce, una forza che ci sospinge verso il bene.

La fede biblica, allora, non ci impegna per nulla a credere in una "terza persona della trinità", ci dicono migliaia di biblisti. Le Scritture ci parlano di questo Dio che non ci lascia soli, ma ci accompagna, seppure misteriosamente, nelle vie della vita.

Lo Spirito della verità


Gesù, da vero maestro, non era solito indicare i comportamenti precisi da assumere e spesso stimolava i discepoli e le discepole a cercare in prima persona, con atteggiamento attivo, la risposta concreta ai loro problemi. Spesso gli incontri di Gesù con le persone si svolgevano sotto forma di dialogo. Gesù interpellava e stimolava, poneva domande e cercava insieme all'interlocutore.

Quando noi leggiamo la Bibbia non troviamo già "preconfezionate" le risposte, come se i versetti biblici potessero essere usati per dispensarci dal travaglio della ricerca e dalla maturante esperienza del dubbio.

La promessa dello Spirito di Dio, cioè la promessa che Dio non cesserà di darci il Suo amore e la Sua forza, riguarda il presente e il futuro della comunità. Quindi la comunità dei discepoli di Gesù non ha bisogno, per vivere la propria testimonianza nel mondo, di risposte rassicuranti, di alleanze forti, di garanzie umane. Non ha bisogno di allearsi con Bush ...

La sua unica forza è il soffio amoroso e vitale di Dio, quello che la Scrittura chiama "Spirito Santo". Quando noi non prendiamo radicalmente sul serio questa promessa di Gesù, allora cominciamo a poggiare la vita della comunità sui criteri umani del denaro, dell'immagine, del potere, dell'ortodossia, del prestigio.

Questa è la tragica esperienza che è purtroppo ancora molto presente nella nostra chiesa. Essa si è spesso costruita con un sistema di alleanze e di garanzie da rendere quasi superflua l'azione dello Spirito di Dio. Si è definita essa stessa, nelle sue istanze gerarchiche, come infallibile e, in tal modo, Dio diventa poco più che il garante delle prerogative ecclesiastiche, non la presenza che fa vivere, l'unica realtà su cui fondare la fede e la chiesa.

Lo Spirito della verità, cioè lo spirito che ci apre gli occhi e ci indica la strada del Vangelo, ci aiuta a discernere, a vedere il sentiero di Gesù tra mille proposte che generano confusione ed illusioni.
Dio non è muto e il Suo vento soffia ancora nelle vie del mondo ed anche dentro i nostri cuori. Certo, possiamo sbarrare tutte le porte e barricarci nella "stanza dell'ognuno per sè", ma Dio continuerà ad inviarci il Suo caldo soffio d'amore per vedere se un giorno si aprirà una fessura. Allora riprenderemo il "cammino dei comandamenti", cioè la via della solidarietà e della fiducia.

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