CARO MICHELE SERRA,
ti scrive una ragazza di 19 anni che non ha potuto votare per non avere ancora avuto la cittadinanza italiana.
Ti confesso di aver pianto al sentire dei "forzaitalioti" esultare per i risultati. I cittadini italiani hanno smesso di pensare quando sono andati a votare o quando hanno deciso di rimanere a casa e lasciare che i loro destini venissero presi da persone che non faranno altro che trasformare in inferno quelle poche luci rimaste.
Sono arrabbiata perchè non ho potuto votare, sono arrabbiata per come sono andate le cose, sono arrabbiata per questa nuova generazione di cui non mi sento minimamente di far parte che urla "Forza Lega".
Io non posso credere che questi giovani abbiano dimenticato tutto, abbiano dimenticato ciò che hanno fatto i partigiani durante la Resistenza, abbiano dimenticato i maestri uccisi durante la guerra civile spagnola, abbiano dimenticato tutto ciò che grandi artisti ci hanno insegnato con le loro opere, artisti come De Filippo, De Andrè, Visconti, Saramago.
Poi mi fermo e mi dico che forse i neomaggiorenni quste cose non le hanno mai sapute, e ancora una volta mi rispondo che la conoscenza e la sua diffusione ci potranno salvare.
CARA LORISA,
ti devo (affettuosamente) sgridare. Dalla tua lettera, generosa e appassionata, trapela soprattutto un sentimento di angosciata estraneità a questo Paese che "ha smesso di pensare".
Un sentimento che milioni di italiani (sconfitti) hanno vissuto dopo il voto, me compreso. Ma che dobbiamo assolutamente dominare (anche tu, che presto andrai a votare) e per due ottimi motivi.
Il primo è che non dobbiamo essere così presuntuosi da credere di avere capito tutto mentre "gli altri" non hanno capito niente.
Dentro il voto c'è un succo scomodo ma tremendamente reale, è fatto della carne e delle vite di chi ha votato a destra convinto di difendere i propri interessi non tutti meschini, non tutti inconfessabili.
Penso soprattutto alle persone deboli, magari meno informate e colte della media, che vivono con profonda paura gli sconquassi della società globale, l'ondata migratoria, l'impoverimento.
Come cittadini, come persone e come parte politica non possiamo affrontare questa metà abbondante di italiani solo con sbalordimento, o, peggio, con disprezzo. Dobbiamo tenere duro sui princìpi, dare torto a chi secondo noi ha torto, ma dobbiamo avere la pazienza, la forza civile di confrontarci, parlare e se necessario litigare.
Non riesco a pensarmi, in futuro, costretto in una specie di "Italia dimezzata" dove tutti la pensano come me, tenendo a distanza l'altro mezzo Paese. Ho bisogno di sentirmi parte di una comunità, non di una casta di illuminati.
Il secondo motivo è strettamente politico. La parte migliore delle generazioni trascorse ha dovuto affrontare tragedie storiche inenarrabili. Chi si batteva per la democrazia, i diritti, la cultura, la conoscenza, è quasi sempre stato minoranza.
Il livello culturale della massa non è mai stato alto, e soprattutto non è mai stato un terreno facile per la diffusione di beni preziosi come il libero pensiero, lo spirito critico, la razionalità. Ideali come la solidarietà e il socialismo sono stati sempre in lotta con l'abitudine alla soggezione, con la superstizione religiosa, l'egoismo miope, il terrore delle novità.
Perchè proprio noi contemporanei dobbiamo arretrare, rassegnarci, maledire "la gente che non capisce niente"?
Se non lo faccio io, che a cinquant'anni suonati ho perduto una decina di elezioni, ho vissuto la catastrofe del terrorismo, il crollo dei partiti della sinistra storica, perchè devi arrenderti tu, che ne hai solo diciannove? Ricambio il tuo abbraccio.
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CON IL SUCCESSO della democrazia ignorante si è subito spento l'angoscioso pianto di quei milioni di italiani che non ce la facevano a raggiungere la quarta settimana. Il riformismo compassionevole del governo della destra ci ha subito restituito la pienezza dei nostri mesi.
CALMA E GESSO,
caro D'Agata. I problemi sociali hanno il difetto di non credere nella propaganda. I nodi verranno al pettine comunque.
Piuttosto: speriamo che i mass media italiani, che non attraversano un momento brillante, trovino la forza di occuparsi del famoso "Paese reale" e non solo di gossip e delittacci. Si parla tanto della politica cieca, ma non è che il giornalismo in questa fase storica ci veda benissimo...
ti scrive una ragazza di 19 anni che non ha potuto votare per non avere ancora avuto la cittadinanza italiana.
Ti confesso di aver pianto al sentire dei "forzaitalioti" esultare per i risultati. I cittadini italiani hanno smesso di pensare quando sono andati a votare o quando hanno deciso di rimanere a casa e lasciare che i loro destini venissero presi da persone che non faranno altro che trasformare in inferno quelle poche luci rimaste.
Sono arrabbiata perchè non ho potuto votare, sono arrabbiata per come sono andate le cose, sono arrabbiata per questa nuova generazione di cui non mi sento minimamente di far parte che urla "Forza Lega".
Io non posso credere che questi giovani abbiano dimenticato tutto, abbiano dimenticato ciò che hanno fatto i partigiani durante la Resistenza, abbiano dimenticato i maestri uccisi durante la guerra civile spagnola, abbiano dimenticato tutto ciò che grandi artisti ci hanno insegnato con le loro opere, artisti come De Filippo, De Andrè, Visconti, Saramago.
Poi mi fermo e mi dico che forse i neomaggiorenni quste cose non le hanno mai sapute, e ancora una volta mi rispondo che la conoscenza e la sua diffusione ci potranno salvare.
Lorisa
CARA LORISA,
ti devo (affettuosamente) sgridare. Dalla tua lettera, generosa e appassionata, trapela soprattutto un sentimento di angosciata estraneità a questo Paese che "ha smesso di pensare".
Un sentimento che milioni di italiani (sconfitti) hanno vissuto dopo il voto, me compreso. Ma che dobbiamo assolutamente dominare (anche tu, che presto andrai a votare) e per due ottimi motivi.
Il primo è che non dobbiamo essere così presuntuosi da credere di avere capito tutto mentre "gli altri" non hanno capito niente.
Dentro il voto c'è un succo scomodo ma tremendamente reale, è fatto della carne e delle vite di chi ha votato a destra convinto di difendere i propri interessi non tutti meschini, non tutti inconfessabili.
Penso soprattutto alle persone deboli, magari meno informate e colte della media, che vivono con profonda paura gli sconquassi della società globale, l'ondata migratoria, l'impoverimento.
Come cittadini, come persone e come parte politica non possiamo affrontare questa metà abbondante di italiani solo con sbalordimento, o, peggio, con disprezzo. Dobbiamo tenere duro sui princìpi, dare torto a chi secondo noi ha torto, ma dobbiamo avere la pazienza, la forza civile di confrontarci, parlare e se necessario litigare.
Non riesco a pensarmi, in futuro, costretto in una specie di "Italia dimezzata" dove tutti la pensano come me, tenendo a distanza l'altro mezzo Paese. Ho bisogno di sentirmi parte di una comunità, non di una casta di illuminati.
Il secondo motivo è strettamente politico. La parte migliore delle generazioni trascorse ha dovuto affrontare tragedie storiche inenarrabili. Chi si batteva per la democrazia, i diritti, la cultura, la conoscenza, è quasi sempre stato minoranza.
Il livello culturale della massa non è mai stato alto, e soprattutto non è mai stato un terreno facile per la diffusione di beni preziosi come il libero pensiero, lo spirito critico, la razionalità. Ideali come la solidarietà e il socialismo sono stati sempre in lotta con l'abitudine alla soggezione, con la superstizione religiosa, l'egoismo miope, il terrore delle novità.
Perchè proprio noi contemporanei dobbiamo arretrare, rassegnarci, maledire "la gente che non capisce niente"?
Se non lo faccio io, che a cinquant'anni suonati ho perduto una decina di elezioni, ho vissuto la catastrofe del terrorismo, il crollo dei partiti della sinistra storica, perchè devi arrenderti tu, che ne hai solo diciannove? Ricambio il tuo abbraccio.
Michele Serra
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CON IL SUCCESSO della democrazia ignorante si è subito spento l'angoscioso pianto di quei milioni di italiani che non ce la facevano a raggiungere la quarta settimana. Il riformismo compassionevole del governo della destra ci ha subito restituito la pienezza dei nostri mesi.
Giuseppe D'Agata
CALMA E GESSO,
caro D'Agata. I problemi sociali hanno il difetto di non credere nella propaganda. I nodi verranno al pettine comunque.
Piuttosto: speriamo che i mass media italiani, che non attraversano un momento brillante, trovino la forza di occuparsi del famoso "Paese reale" e non solo di gossip e delittacci. Si parla tanto della politica cieca, ma non è che il giornalismo in questa fase storica ci veda benissimo...
Michele Serra
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