Commento alla lettura biblica - domenica 22 giugno 2008
Non li temete dunque, poichè non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10, 26-33).
Questi versetti del vangelo di Matteo sono scarsamente comprensibili se li si separa dai precedenti (vv. 16-25) in cui si parla di persecuzioni cruente e diffuse.
E' probabile che, dietro questo elenco di persecuzioni forse un po' gonfiato, il testo riporti l'esperienza di questo piccolo gruppo dei discepoli del nazareno che trovano opposizione nelle sinagoghe ove sono visti con sospetto, nelle loro stesse famiglie e nel loro ambiente. Si stanno accorgendo che la strada di Gesù non è così scontata, suscita tensione, non promette successo e non garantisce una vita tranquilla.
E' comprensibile che li sorprenda la paura. Se l'evangelista per ben tre volte deve ripetere "Non abbiate paura", ciò dice inequivocabilmente che la paura era tanta. Del resto nella Bibbia quando si annuncia il superamento di una indecisione o la maturazione di una svolta, talvolta ciò avviene con un triplice ribadimento. Ad Abramo viene rivolta la triplice ingiunzione di partire e Samuele per tre volte nel sonno è svegliato perchè possa prendere coscienza della chiamata di Dio.
Si tratta di linguaggi che intendono trasmettere un messaggio esplicito. Qui, nel vangelo di Matteo, l'evangelista avverte i suoi fratelli e le sue sorelle che la sequela di Gesù mette in conto tante difficoltà, ma che esse non sono nè penalizzanti nè insormontabili.
Nei versetti dal 16 al 25, che in realtà bisognerebbe leggere e meditare insieme al testo proposto oggi, Matteo mette sulla bocca di Gesù alcuni "consigli" e stratagemmi preziosi per affrontare le difficoltà e le persecuzioni: non è proprio il caso di essere ingenui e bisogna talvolta saper evitare lo scontro inutile.
Ma già ai versetti 19 e 20 l'evangelo assicura che, dentro quella situazione d'affanno, Dio si farà presente come "suggeritore" della parole da dire, della testimonianza da rendere. Con immagini tenere ed efficaci, Matteo parla di un Dio che si prende cura persino di due passeri e fin dell'ultimo capello del nostro capo ... E' un caldo messaggio, un invito a fidarci radicalmente di Dio come Padre e Madre amorosi. Non ci viene detto che la fede dissolve le paure come ghiaccio al sole, ma che Dio non ci abbandona.
Ma le paure ci sono
Ciascuno di noi sa che le paure, sotto molti aspetti, entrano nella nostra vita. Noi spesso dobbiamo fare i conti con le nostre paure. Saremmo poco onesti con noi stessi se non riconoscessimo che anche noi, da comuni mortali, siamo pieni di paure. Oggi lavoro, casa, salute, affetti ... tutto è "spazio di affanno e di paura". Poi, ovviamente, ci sono i signori che ora ci governano e che hanno vinto le elezioni pedalando sulla bicicletta della paura, terrorizzando il paese attraverso proclami televisivi.
Gli stranieri, i rom, i sinti, gli immigrati, chiunque non entri nello schema ipocrita del perbenista e del modello stabilito, rappresenterebbe subito un pericolo, una paura da cui difenderci. Se un capotreno riesce a malmenare una mite signora nigeriana, a sbatterle giù dal treno la valigia e a schiaffeggiarla senza che nessuno lo abbia immediatamente arrestato, è segno che la paura viene più dai prepotenti che non dai deboli.
Nel suo ultimo libro "Paura liquida" Zigmunt Baumann insiste nel vedere questa paura pervasiva ed invasiva che in parte è realtà, ma in stragrande quantità è indotta dalla propaganda del regime Berlusconi-Ratzinger che, interessi di bottega (il primo) e per ricostruire una chiesa obbediente ai sacri pastori (il secondo), usano la paura come carta vincente per ritornare al vecchio ordine. E così si mette la museruola ai giornalisti e ai giudici e, come fossimo in stato di guerra civile, mandano l'esercito nelle grandi città.
Ci troviamo così di fronte a paure vere e a paure costruite o ingigantite ad arte. La fede non ci garantisce contro ogni paura, non ci rende eroici, invincibili. Il messaggio di Gesù è ben altro: possiamo contare sulla compagnia di Dio, fare affidamento sulla Sua presenza che sorregge i nostri cuori per far fronte alle nostre paure e continuare il nostro cammino.
La chiesa della paura
Come se non bastasse, oggi noi ci troviamo a far parte di una chiesa cattolica che, da quella struttura patologica che è il papato, riceve continuamente messaggi di paura, di diffidenza, di ostilità aperta contro ogni cambiamento che risulti non omogeneo ai progetti dei sacri palazzi.
Mentre Gesù suscitava fiducia ed educava a guardare la vita con gli occhi della speranza, oggi le istanze burocratiche della nostra chiesa sanno accogliere festosamente governanti ladri e guerrafondai pronti all'inchino e al doppio baciamano e continuano a condannare gli spiriti liberi, i teologi che non obbediscono, i gay e le lesbiche che vivono gioiosamente i loro amori. E' ciò che abbiamo visto in questi giorni.
Eppure l'insegnamento delle Scritture e il cammino di Gesù continuano ad infondere fiducia ad un grande numero di donne e di uomini che guardano e vivono in questo presente difficile senza perdere la fiducia in Dio e senza tirarsi indietro dall'impegno di liberazione.
Non è il tempo di ricostruire la chiesa come cittadella forte ed agguerrita, tutta protesa a "conquistare nuovi territori, a difendere ed estendere i suoi privilegi, a convertire gli infedeli" e non è neanche il tempo di tenere per noi la "bella notizia" dell'amore di Dio. Il vangelo di Gesù ci chiama al gesto umile di chi semina e all'audacia di grida sui tetti.
Possiamo guardare avanti sicuri che Dio non si è stancato di questo mondo, anzi ci precede in quei territori dell'amore, della solidarietà e della condivisione in cui noi facciamo fatica a coinvolgerci. Su questa strada c'è l'appuntamento con Dio.
Grazie
Grazie, o Dio, perchè sei
un Padre, una Madre
che ci attendi e ci sospingi
verso una terra nuova.
Sei il Dio che non ci abbandona
quando noi rallentiamo il passo,
quando indugiamo per la paura,
quando ci fermiamo per scarso amore.
Tu entri con noi nella luce dei giorni
e resti con noi nel buio delle notti.
Vogliamo credere al Tuo Amore
che è più grande delle nostre paure.
Tu sei il Dio che ci invita
a non perdere la fiducia in noi.
Non li temete dunque, poichè non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10, 26-33).
Questi versetti del vangelo di Matteo sono scarsamente comprensibili se li si separa dai precedenti (vv. 16-25) in cui si parla di persecuzioni cruente e diffuse.
E' probabile che, dietro questo elenco di persecuzioni forse un po' gonfiato, il testo riporti l'esperienza di questo piccolo gruppo dei discepoli del nazareno che trovano opposizione nelle sinagoghe ove sono visti con sospetto, nelle loro stesse famiglie e nel loro ambiente. Si stanno accorgendo che la strada di Gesù non è così scontata, suscita tensione, non promette successo e non garantisce una vita tranquilla.
E' comprensibile che li sorprenda la paura. Se l'evangelista per ben tre volte deve ripetere "Non abbiate paura", ciò dice inequivocabilmente che la paura era tanta. Del resto nella Bibbia quando si annuncia il superamento di una indecisione o la maturazione di una svolta, talvolta ciò avviene con un triplice ribadimento. Ad Abramo viene rivolta la triplice ingiunzione di partire e Samuele per tre volte nel sonno è svegliato perchè possa prendere coscienza della chiamata di Dio.
Si tratta di linguaggi che intendono trasmettere un messaggio esplicito. Qui, nel vangelo di Matteo, l'evangelista avverte i suoi fratelli e le sue sorelle che la sequela di Gesù mette in conto tante difficoltà, ma che esse non sono nè penalizzanti nè insormontabili.
Nei versetti dal 16 al 25, che in realtà bisognerebbe leggere e meditare insieme al testo proposto oggi, Matteo mette sulla bocca di Gesù alcuni "consigli" e stratagemmi preziosi per affrontare le difficoltà e le persecuzioni: non è proprio il caso di essere ingenui e bisogna talvolta saper evitare lo scontro inutile.
Ma già ai versetti 19 e 20 l'evangelo assicura che, dentro quella situazione d'affanno, Dio si farà presente come "suggeritore" della parole da dire, della testimonianza da rendere. Con immagini tenere ed efficaci, Matteo parla di un Dio che si prende cura persino di due passeri e fin dell'ultimo capello del nostro capo ... E' un caldo messaggio, un invito a fidarci radicalmente di Dio come Padre e Madre amorosi. Non ci viene detto che la fede dissolve le paure come ghiaccio al sole, ma che Dio non ci abbandona.
Ma le paure ci sono
Ciascuno di noi sa che le paure, sotto molti aspetti, entrano nella nostra vita. Noi spesso dobbiamo fare i conti con le nostre paure. Saremmo poco onesti con noi stessi se non riconoscessimo che anche noi, da comuni mortali, siamo pieni di paure. Oggi lavoro, casa, salute, affetti ... tutto è "spazio di affanno e di paura". Poi, ovviamente, ci sono i signori che ora ci governano e che hanno vinto le elezioni pedalando sulla bicicletta della paura, terrorizzando il paese attraverso proclami televisivi.
Gli stranieri, i rom, i sinti, gli immigrati, chiunque non entri nello schema ipocrita del perbenista e del modello stabilito, rappresenterebbe subito un pericolo, una paura da cui difenderci. Se un capotreno riesce a malmenare una mite signora nigeriana, a sbatterle giù dal treno la valigia e a schiaffeggiarla senza che nessuno lo abbia immediatamente arrestato, è segno che la paura viene più dai prepotenti che non dai deboli.
Nel suo ultimo libro "Paura liquida" Zigmunt Baumann insiste nel vedere questa paura pervasiva ed invasiva che in parte è realtà, ma in stragrande quantità è indotta dalla propaganda del regime Berlusconi-Ratzinger che, interessi di bottega (il primo) e per ricostruire una chiesa obbediente ai sacri pastori (il secondo), usano la paura come carta vincente per ritornare al vecchio ordine. E così si mette la museruola ai giornalisti e ai giudici e, come fossimo in stato di guerra civile, mandano l'esercito nelle grandi città.
Ci troviamo così di fronte a paure vere e a paure costruite o ingigantite ad arte. La fede non ci garantisce contro ogni paura, non ci rende eroici, invincibili. Il messaggio di Gesù è ben altro: possiamo contare sulla compagnia di Dio, fare affidamento sulla Sua presenza che sorregge i nostri cuori per far fronte alle nostre paure e continuare il nostro cammino.
La chiesa della paura
Come se non bastasse, oggi noi ci troviamo a far parte di una chiesa cattolica che, da quella struttura patologica che è il papato, riceve continuamente messaggi di paura, di diffidenza, di ostilità aperta contro ogni cambiamento che risulti non omogeneo ai progetti dei sacri palazzi.
Mentre Gesù suscitava fiducia ed educava a guardare la vita con gli occhi della speranza, oggi le istanze burocratiche della nostra chiesa sanno accogliere festosamente governanti ladri e guerrafondai pronti all'inchino e al doppio baciamano e continuano a condannare gli spiriti liberi, i teologi che non obbediscono, i gay e le lesbiche che vivono gioiosamente i loro amori. E' ciò che abbiamo visto in questi giorni.
Eppure l'insegnamento delle Scritture e il cammino di Gesù continuano ad infondere fiducia ad un grande numero di donne e di uomini che guardano e vivono in questo presente difficile senza perdere la fiducia in Dio e senza tirarsi indietro dall'impegno di liberazione.
Non è il tempo di ricostruire la chiesa come cittadella forte ed agguerrita, tutta protesa a "conquistare nuovi territori, a difendere ed estendere i suoi privilegi, a convertire gli infedeli" e non è neanche il tempo di tenere per noi la "bella notizia" dell'amore di Dio. Il vangelo di Gesù ci chiama al gesto umile di chi semina e all'audacia di grida sui tetti.
Possiamo guardare avanti sicuri che Dio non si è stancato di questo mondo, anzi ci precede in quei territori dell'amore, della solidarietà e della condivisione in cui noi facciamo fatica a coinvolgerci. Su questa strada c'è l'appuntamento con Dio.
Grazie
Grazie, o Dio, perchè sei
un Padre, una Madre
che ci attendi e ci sospingi
verso una terra nuova.
Sei il Dio che non ci abbandona
quando noi rallentiamo il passo,
quando indugiamo per la paura,
quando ci fermiamo per scarso amore.
Tu entri con noi nella luce dei giorni
e resti con noi nel buio delle notti.
Vogliamo credere al Tuo Amore
che è più grande delle nostre paure.
Tu sei il Dio che ci invita
a non perdere la fiducia in noi.
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