mercoledì 18 giugno 2008

DON SANTE SGUOTTI

Ricevo e pubblico


Lettera di Don Sante Sguotti

Carissimi amici,
avevo appena sistemato computer ed indirizzi per comunicare più frequentemente e regolarmente con tutti voi quando il 9 aprile 2008 è piombata la finanza nella sede dell’associazione e mi ha sequestrato l’unico computer disponibile, dono di una famiglia di Monterosso.

Ora vi scrivo grazie ad un portatile prestatomi da un carissimo amico che lo ha ricevuto in regalo per il suo compleanno e che se ne è immediatamente privato per me.

Il mio legale ha chiesto la restituzione del computer sequestrato. Non ha ricevuto una risposta negativa ma interlocutaria. La procura valuterà la richiesta dopo che il perito avrà fatto le sue indagini. Credo che il sequestro durerà ancora per parecchi mesi. Inutile chiedersi se sia giusto oppure meno. In Italia il senso di giustizia non è per nulla diffuso. Molti lavoratori stipendiati dallo Stato credono di essere dei padreterni e non si chiedono quale danno arrecano a tutti gli altri cittadini. Non resta che subire e tacere.

Ma che cosa è accaduto?

Da quello che posso aver capito e dagli atti che mi sono stati sottoposti sono indagato per un contributo ricevuto dalla Fondazione della Cassa di Risparmio (33.000 Euro) per il restauro integrale di 3 altari della Chiesa di San Bartolomeo di Monterosso e per un contributo ricevuto dalla Regione Veneto (20.000 Euro) per la realizzazione di gradinate per il campo sportivo parrocchiale e la sistemazione degli spazi per accedervi.

La Fondazione della Cassa di Risparmio ha già diffuso una nota in cui dichiara che i lavori sono stati eseguiti regolarmente e che sono state rispettate tutte le procedure: foto prima, durante e dopo i lavori, attestazioni del direttore dei lavori e della Sorpintendenza di Venezia, consegna degli originali delle fatture. Il giorno dell’inaugurazione degli altari, presente il vescovo Mattiazzo e il Vicepresidente della Fondazione, quest’ultimo complimentandosi per i lavori svolti ha dichiarato: “Non abbiamo mai speso così bene i nostri soldi”. Se si pensa che solo di progettazione e direzione dell’intervento sono stati spesi quasi 10.000 Euro ad un esperto del settore risulta più che chiaro che questo intervento supera abbondantemente i 120.000 Euro e se è stato possibile realizzarlo con un contributo di 33.000 Euro da parte della Fondazione è solo perchè qualcuno (il sottoscritto) ha fatto i salti mortali e ha messo centinaia di ore di proprio duro lavoro.

Stessa cosa vale per le gradinate e per le opere di sistemazione degli spazi esterni: lavori realizzati, visionati dagli organi competenti e sigillati con i complimenti finali dell’Ente Contribuente.

D’altronde non si spiegherebbe perchè alla voce che Don Sante doveva lasciare la parrocchia su un paese di 800 persone siano state raccolte 750 firme di protesta in soli due giorni.

Inutile aggiungere che ho lasciato la parrocchia in attivo di 60.000 e che solo negli ultimi due mesi, prima di essere rimosso da parroco, ho commissionato e pagato lavori edili per 30.000 Euro. Inutile dire che potrei elencare decine di motivi per cui di tutto mi si potrebbe accusare ma non certo di aver sottratto soldi alla parrocchia. Solo l’invidia, l’incapacità e l’odio cieco possono arrivare a tanto.

Che cosa è accaduto in seguito?

Provare per credere. Sapevo benissimo che il Vescovo Mattiazzo non è un padre e la Chiesa non è una famiglia, non è neppure una buona azienda (quanto mi sono speso perchè fosse almeno una buona azienda). La Chiesa è una pessima azienda. E che cosa succede in una pessima azienda? Fino al giorno prima ti fanno le moine, ti elogiano, ti incensano (così ha fatto Mattiazzo) e poi il giorno in cui non gli servi più o sei di peso ti buttano fuori senza tanti complimenti. Ti devi autolicenziare e sperare nella clemenza del padrone. Se non lo fai ti viene buttato addosso di tutto. E la prima cosa che si fa è calunniare.

Mons. Brusegan, vicario episcopale per la cultura e l’ecumenismo, nominato per la mia sostituzione, ricevette chiaramente il compito di gettare benzina sul fuoco cercando tutto quello che poteva essere detto contro di me e dando fiato e vigore alle accuse più infondate ed infamanti.

In un primo momento ha percorso la strada dell’adulterio dando adito e divulgando il più possibile (senza fare nomi e con la faccia dolorante) tutte le dicerire sul conto mio e di Tamara e ignorando volutamente la verità: Tamara era sposata solo legalmente (e quindi per la Chiesa non risulta sposata), si è legalmente e consensualmente separata (è stato il marito a voler rompere la relazione). Ha puntato il dito sul fatto che Tamara ha abbandonato (per colpa mia) i propri figli. Anche questo è assolutamente falso perchè al momento della separazione il figlio ventenne ha deciso di vivere con il padre, mentre la figlia diciasettenne ha deciso di vivere con la madre e così é.

Ha cercato di mettere l’ex marito contro l’ex moglie mentre tra i due, prima e dopo la separazione, erano sempre intercorsi rapporti civili. In questa maniera Brusegan ha cercato di screditarmi il più possibile agli occhi dei benpensanti, anzi di suscitare un vero e proprio odio verso un “rovinafamiglie”. Questa cosa riesce benissimo alla Chiesa Cattolica e molti di voi lo sanno fin troppo bene.


In secondo luogo il vicario episcopale cercò di suscitare odio nei miei confronti per il fatto che non lasciavo libero l’Uffico parrocchiale.

In realtà al momento del suo insediamento, l’8 ottobre 2007 gli consegnai:

- tutta la documentazione della parrocchia
- tutte le risorse finanziarie
- l’accesso a tutti i locali, tranne uno (l’ufficio)
- la disponbilità di tempo per altri tipi di consegne (gruppi, attività, …)
- la mia parola e più testi scritti in cui dicharavo che avrei lasciato anche l’ufficio entro il 31 dicembre 2007
- la disponibilità a valutare soluzioni alternative (che mai ci furono)
- la disponibilità a saldare tutti i costi a me addebitabili (telefono, riscaldamento, ecc…)

Per farla breve, Brusegan firmò un ricorso al Tribunale di Padova che mi fu notificato la vigilia di Natale mentre stavo impacchettando le mie masserizie. Lasciai perdere solo perchè avevo dato la mia parola ai parrochiani altrimenti, se fosse stato per lui, avrebbe infognato la parrocchia in una causa lunga anche più di 5 anni (ci sono i precedenti di situazioni simili in altre parrocchie). Anche di fronte all’uffico parrocchiale completamente vuoto non volle ritirare il ricorso ma accettò, su pressione di alcuni parrocchiani, di addivenire ad una transazione che a me è costata di sole spese legali Euro 2.232,15. Questo è il modo in cui Mattiazzo e i suoi caporali esprimono il loro “senso paterno”. Ovviamente usano le parole a vanvera.

Ma il Brusegan non si accontentò di questo. Essendo andate completamente a vuoto le ricerche di abusi a sfondo sessuale (la Curia è abituata a riscontrarli nei preti e sembrava impossibile che io non li avessi commessi), Brusegan diede voce a due/tre persone che malignavano sostenendo che io avevo sicuramente rubato soldi dalla cassa parrocchiale, quindi andava dicendo in giro che io sono proprietario di 5 case e che “sembra che Sante abbia rubato”.

Con queste premesse è molto facile poter immaginare che abbia messo al lavoro qualche esperto della Curia sulle carte della parrocchia e che abbia (su qualche errore o manipolando le fatture) fatto ricostruire un minino di sospetto per far partire una denuncia anonima trovando magari tra il Consiglio per gli affari economici il solito apportunista che è pronto a salire sul carro del vincitore e che di midollo spinale ha solo il tacco delle scarpe.

Anche se la denuncia non porterà a nulla la Curia ha già ottenuto tutto quello che voleva:

1. Titoli sui gornali locali a tutta pagina: “Don Sante avrebbe intascato 53.000 Euro di finanziamenti pubblici”, “fatture false e ditte inventate” “sequestrati 5 computer nelle abitazioni di don Sante” Tutte affermazioni assolutamente false ma si sa i giornalisti devono vendere e non guardano in faccia a nessuno. Stranamente al seguito della Finanza c’erano giornalisti e telecamere.

2. Per quanto tra 5 anni arrivi la smentita non avrà mai la stessa importanza. La gente s’è già fatta la sua idea di comodo. L’indagato è già colpevole e comunque qualcosa avrà pur fatto.

3. Vengono impauriti il mio Datore di Lavoro (”la Chiesa ha troppo potere e arriva dappertutto”) perchè a nessuno fa piacere vedersi arrivare la Finanza in casa; coloro che fanno parte della mia associazione; viene bloccata e comunque pesantemente minacciata ogni mia possibile attività futura; vengono messi in imbarazzo coloro che mi vogliono invitare per conferenze ed interviste. Se domani dovessi cambiare lavoro chi mi assumerebbe?

4. Vengono ulteriormente penalizzate le mie risorse finanziarie (spese legali previste per difendersi -è obbligatorio- 10.000 Euro), dovrò perdere parecchi giorni di lavoro in tribunale e moltissimo tempo ed energie.

5. Vengono ulteriormente spaventati i pochi preti nella cui mente fosse balenata l’idea di appoggiarmi. La finanza irrompe nella sede lo stesso giorno in cui il Prefetto della congregazione per il Clero comunica al Vescovo di Padova le mie dimissioni dallo stato clericale. Chi vuol capire capisca: “Vedete la fine che fa don Sante? La Curia si dichiara estranea a tutto questo e afferma che è una iniziativa autonoma della Procura. Chi mai ha dubitato infatti che la Curia abbia bisogno di esporsi per muovere la Procura? Tutti capiscono fin troppo bene che allo Stato fa molto comodo questa Chiesa perchè entrambi parlano la stessa lingua, quella del potere e quindi interagiscono benissimo. Ed io che non mi spiegavo come mai la dimissione dallo stato clericale tardava tanto ad arrivare!

6. Sequestro del computer, di tutti i dati dell’associazione e di tanti altri documenti. L’attività associativa viene penalizzata e rallentata. Tutti i soci provano un sentimento di paura e di oppressione.

Conclusioni

1. Amarezza per quelle persone che si fanno usare e diventano subdolo strumento della vendetta della Chiesa. Usati e poi abbandonati.

2. Fermezza. Vogliono impaurirmi, rallentarmi, demoralizzarmi. Sarà esattamente il contrario.

3. Consapevolezza. So che un attacco frontale alla Chiesa ha i suoi costi sotto tutti i punti di vista. A questo mi ero preparato e questo sto affrontando. Se qualcuno vuole comprendere ora può capire perchè prima di uscire allo scoperto e affrontare tutto quello che sto affrontando ho preferito mettere le basi essenziali alla mia famiglia. Ora non sarebbe più possibile.

4. Quando diventi prete ascoltai la chiamata di Dio (e mi dicevano che era giusto così). Ora continuo ad essere prete per la comunità che me lo chiede ascontando sempre la volontà di Dio (ma adesso non va più bene, dovrei ascoltare il papa). La Chiesa non ha il monopolio della grazia e dei sacramenti. Dio concede il suo amore e il suo Spirito a tutti. Dove c’è amore lì c’è Dio.

5. Io resto in comunione con il Vescovo e con il Papa perchè non nutro nessun sentimento negativo nei loro confronti e desidero che abbandonino la sete di potere per servire l’umanità secondo lo spirito del vangelo. Mi esortano a non celebrare i sacramenti per non rompere la comunione. Ma di che cosa è fatta la loro comunione? A me sembra che sia solo ritorsione, prepotenza, sordità, vendetta. Che me ne faccio di questa comunione? Preferiscano che me la tolgano al più presto. Preferisco molto di più la loro indifferenza o il loro odio dichiarato che non la loro falsa “comunione” (cosa cambierebbe? solo le parole: se ci pensate i fatti sarebbero i medesimi).

Note a margine

1. Non sono riuscito a capire perchè hanno nominato il mio successore a parroco non dopo la mia rimozione -inappellabile- dall’ufficio di Parroco ma solo dopo le mie forzate dimissioni dallo stato clericale. Suppongo abbiano fatto qualcosa malamente e che fossero bloccati dentro le loro stesse regole.

2. Con la Dimissione dallo stato clericale decadono tutti i miei diritti i doveri di chierico tranne l’obbligo del celibato. Questa è una vera assurdità del provvedimento e dimostra la contorsione mentale e le turbe sessuali del legislatore. Ora per la Chiesa sono un laico ma non posso sposarmi. Per farlo devo chiedere la dispensa dall’obbligo del celibato al papa. Perchè? E’ chiaro, perchè nel chiedere la dispensa mi fanno dichiarare che quando sono diventato prete ero insano di mente e quindi la mia ordinazione sacerdotale non è mai stata valida. Se sono preoccupati di ottenere questa mia dichiarazione ciò sta a dimostrare che i sacramenti che celebro sono illeciti ma validi.

3. E’ incredibile come non si vergognino di ammettere che le promesse di povertà, di obbedienza e di preghiera cadono senza alcun problema mentre quella del celibato permane. Gesù ha insistito di più sulla povertà, sull’obbedienza alla volontà di Dio, sulla preghiera o sul celibato? Ma con questi pagani è inutile fare riferimento al vangelo. Non sentono. Sono contento, comunque, di averli incartati nelle loro assurde regole. Sono un laico ma mi sarebbe rimasto timbrato a fuoco non il sacramento dell’ordine ma il celibato. Per avere una relazione sessuale lecita devo chiedere il permesso dal papa dichiarando di essere stato insano di mente. Ma allora che matrimonio andrei a fare se sono insano di mente? E’ difficile venirne fuori sani.

4. Durante la cerimonia di insediamento del parroco nominato a succedermi è stata letta una lettera del Vescovo in cui si diceva, riferendosi a me: “…finalmente sono state vinte le Forze del Male…”

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