La notizia è questa: Mikhail Gorbaciov, l'ultimo presidente dell'Unione Sovietica, l'uomo della glasnost e della perestrojka, dei trattati sul disarmo e dell'apertura all'Occidente, si schiera con Vladimir Putin, l'uomo che all'Occidente ha mostrato i muscoli. L'ultimo segretario del Pcus, quando gli viene chiesto un giudizio sugli avvenimenti in corso in Georgia, sta dalla parte del Cremlino, senza indugi.
È l'agenzia Itar-tass a riportare il pensiero di Gorbaciov. Il quale non si limita ad appoggiare l'intervento russo in Ossezia del Sud ed Abkhazia, ma si dice convinto che Tbilisi non si sarebbe mai azzardata a muovere guerra di sua iniziativa
Le parole del premio Nobel per la pace non lasciano spazio a dubbi interpretativi: "L'aggressore è noto", dice, rovesciando così le parole del vicepresidente Usa Dick Cheney, il quale aveva parlato di "aggressione da parte della Russia, che non può restare senza risposta". Poi Gorbaciov rincara la dose: "Penso che l'azione georgiana fosse in preparazione da molto tempo. Se consideriamo la gravità e l'ampiezza dei fatti, è evidente che ciò non sarebbe potuto avvenire senza appoggi esterni".
L'allusione è chiara, e il suo sguardo è rivolto proprio verso quegli Stati Uniti coi quali, da presidente dell'Urss, promosse un ravvicinamento: "Washington ha dato la sua approvazione all'attacco in Ossezia del Sud". Saakashvili, dunque, non avrebbe mai tentato una prova di forza senza l'assenso di Bush. La chiosa è ancora più netta: "Le azioni della Russia sono totalmente adeguate. Quella che non è adeguata è la reazione dell'Occidente.
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