Riporto da Repubblica del 28 ottobre queste righe.
Non aveva le catene ai piedi. Non ce n'era bisogno. Per più di dieci anni, Hadijatou Mani è stata schiava, serva e amante del suo padrone, che disponeva come voleva del suo giovane corpo. "Trattata come una capra" ha raccontato lei. I ceppi non servono in Niger: la schiavitù è ancora la regola, anche se formalmente vietata dalla Costituzione del 1999, e punita con una legge del 2003. in questo pezzo di Africa, la vita di una bambina vale 400 euro. Nessuno si scandalizza. La società è divisa per caste. Se nasci in basso sei schiavo, se nasci in alto sei padrone.
La sorpresa è stata Hadijatou. Venduta all'amico del padrone da sua madre quando aveva 12 anni, si è ribellata alla tradizione. È scappata, ha vinto. Ieri, per la prima volta, questa ragazza ha ritrovato la libertà. Non solo. Il tribunale dell'Ecowas (la comunità economica degli stati africani occidentali) ha deciso che dovrà essere risarcita. Una sentenza storica: Hadijatou riceverà dal governo del Niger circa 15mila euro. "Comprerò una fattoria e del bestiame, potrò mandare a scuola i miei figli" ha annunciato. L'ex schiava è già un'icona. All'uscita della corta, tenendo in braccio il suo ultimo bambino, ha ostentato un timido sorriso sotto i flash. I primi due figli hanno come padre il suo ex padrone. "L'ho fatto per loro, non devono più subire quello che ho passato io". Secondo le usanze, lo status di schiavitù si eredita. Non sarà più così, almeno non per Hakijatou e la sua famiglia. "Una sentenza che farà giurisprudenza" dice il suo avvocato, Ilgilas Weila.