Constato con piacere che alcune dichiarazioni vaticane fanno un passo fuori dalla generica deplorazione della violenza. Questa volta si sono sentite alcune voci che hanno suscitato l'irritazione israeliana. Non solo il vescovo di Nazareth, ma anche il cardinale Martino e persino il papa hanno puntato il dito sulle precise violenze contro i civili. Timide affermazioni, ma rappresentano un primo passo che sottolineo volentieri.
L'Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, ha riportato un intervento dello psichiatra Vittorino Andreoli in cui si dichiara apertamente che l'omosessualità non è una malattia e si riapre l'interrogativo sulla decisione della gerarchia di escludere dal ministero gli omosessuali. Mi sembra che si tratti di una scelta promettente qualora davvero il dibattito resti aperto e costruttivo. Purtroppo nella chiesa cattolica ufficiale si compie l'errore di affidare alla gerarchia l'ultima parola, mentre tutte le nostre parole sono sempre penultime. In ogni caso, prendo atto con piacere dell'apertura di questo dibattito.
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