mercoledì 7 gennaio 2009

IL REGISTA SQUIZZATO

Il giudice del lavoro: il regista Squizzato torni subito a creare fiction

da www.articolo21.info

E’ stato depositato in questi giorni il dispositivo della sentenza con la quale il 12 dicem-bre scorso il Giudice del Lavoro di Milano ha sancito che nei confronti di Gilberto Squizzato (unico autore interno di fiction del servizio pubblico) la Rai ha messo in atto, a partire dal 2006, “dequalificazione professionale” impedendogli di continuare a svolgere in pieno la sua attività professionale di ideatore e realizzatore di fiction, svolta per almeno 15 anni.

I fatti sono noti perché Articolo 21 ha seguito da vicino questa vicenda, denunciando non solo le inadempienze Rai (a Squizzato è stato più volte riconfermato negli anni, con specifici atti formali delle direzioni di Rai Uno e di Rai Tre, il compito di ideare e realizzare docufiction, real movie, fiction storiche, fiction sperimentale) ma anche l’incredibile spreco di risorse umane, professionali e creative derivante dalla estromissione dell’autore dai compiti svolti per così lungo periodo, producendo ben 13 serie di racconti televisivi per oltre settanta ore complessive che hanno ottenuto al servizio pubblico prestigio oltre che premi e riconoscimenti nazionali e internazionali.

L’emarginazione professionale di Squizzato comincia all’inizio del 2006 quando il direttore di Rai Fiction Saccà, in coincidenza del ritorno di Antonio Marano a Rai Due, annulla la serie in dieci puntate “La Villa” progettata dallo stesso Squizzato su ri-chiesta del precedente direttore della stessa rete Massimo Ferrario: una lunga narrazione televisiva sul modello di “Heimat” che avrebbe dovuto raccontare la storia sociale, eco-nomica e culturale della provincia lombarda dal 1900 al 2000, anche utilizzando filmati d’epoca organicamente inseriti nel racconto secondo il nuovo modello già sperimentato dall’autore, nel 2004, per le due puntate de “L’uomo dell’Argine”.

Si trattava di un progetto che avrebbe potuto/dovuto ulteriormente consolidare la piccola ma efficentissima linea di produzione interna venuta a creare negli anni dentro il CPTV di Milano intorno alle multiformi e innovative produzioni di Squizzato, cominciate nel 1990 su iniziativa di Guglielmi e proseguite per volontà di tanti altri direttori di rete (Locatelli, Tantillo, Saccà, Cereda e Ruffini).

Gli ottimi risultati di qualità del lavoro di questo gruppo avrebbero fatto presagi-re, in una lungimirante ottica di razionalizzazione delle risorse interne, un rafforzamento di questa squadra, anche mettendo all’opera – accanto a Squizzato- nuovi giovani autori sia interni che esterni: a questo proposito val la pena di ricordare che la Rai ha inviato ripetutamente sui set di Squizzato una decina di stagisti universitari proprio per imparare il lavoro della regia e della produzione di fiction: invece, paradossalmente, la squadra milanese è stata sciolta e le sue potenzialità produttive, artistiche ed economiche del tutto azzerate, mentre il tirocinio svolto dagli stagisti viene ora messo a frutto dalla concor-renza. C’è una logica in tutto questo?

Così, dal febbraio del 2006, archiviato il progetto La Villa, Squizzato ha regolarmente presentato di propria iniziativa alla propria rete di appartenenza, Rai Tre, più di venti progetti di fiction e real movie, nei più diversi formati e sui più diversi temi, compresa una serie di racconti dal vero sulle problematiche a cui non solo la nostra Associazione ma lo stesso Presidente della Repubblica è particolarmente sensibile: quelle che attraversano drammaticamente il mondo del lavoro, a cominciare dalla tragedia delle morti bianche, della precarietà del lavoro giovanile, del lavoro nero, dello sfruttamento della mano d’opera clandestina, delle ristrutturazioni selvagge volute dai giochi finanziari che licenziano a valanga migliaia e migliaia di padri e madri di famiglia . Ma tutti questi progetti sono rimasti sulla carta.

Una sentenza, quella del Giudice del Lavoro di Milano, venuta a cadere pochi giorni dopo la lettera inviata dal Direttore Generale Cappon a tutti i dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo in cui, considerando le incognite della recente crisi econo-mica mondiale che proietta ombre preoccupanti anche sul bilancio Rai, si legge giusta-mente che “…occorre apportare una profonda discontinuità alle politiche di budget e che, per quanto riguarda la programmazione, pur nella salvaguardia della qualità, l’economicità delle scelte dovrà avere in questa fase una considerazione assolutamente prioritaria (…) anche perché la Rai, grazie alle sue professionalità, ha già dimostrato di saper reagire con forza e tempestività alle crisi precedenti.”

Un’affermazione di grande rigore sulla quale val la pena di riflettere anche alla luce delle pagine che al “caso Squizzato” ha dedicato il nostro Loris Mazzetti nel recente “La macchina delle bugie” appena edito da Rizzoli dove si ricorda che “ Squizzato, negli anni, ha dimostrato che la produzione interna di fiction a basso costo è possibile: egli ha inventato un nuovo modello e creato( nel Centro di Produzione di Milano) una nuova linea produttiva, che se fossero stati portati avanti, avrebbero fatto scuola: (…) la catena produttiva comprendeva tutto, dal soggetto alla sceneggiatura, dal casting alle location, alla riprese, al montaggio, alla post produzione.

Per anni Squizzato ha chiesto che si comparassero qualità e costi del suo lavoro con quelli standard delle miniserie realizzate esternamente. Perché nessuno l’ha mai fatto? Il risultato sarebbe stato importante, sarebbe venuto fuori che produrre internamente è possibile e costa meno che produrre all’esterno. (…) Nel Piano Industriale 2008-2010, approvato nell’ottobre 2007, è sancito che la produzione interna deve aumentare. Sul caso Squizzato è stata fatta un’inchiesta interna dalla Commissione Auditing , voluta dallo stresso regista. Al momento nessuno ( cioè a undici mesi di distanza! ) nessuno ancora ne conosce l’esito”. (passim, pag 141-142)

Forse perché in Rai si preferisce una fiction spesso agiografica ed evasiva, piena di santi e di personaggi famosi, e dà fastidio invece un racconto “dal vero”, spesso aspro e in presa diretta sulla realtà, come quello che caratterizza da sempre il lavoro di Squizzato? Ma non è anche questo uno dei compiti di un vero “servizio pubblico”? Articolo 21 continuerà a seguire passo passo la vicenda autoriale e aziendale di Squizzato, per verificare che la sentenza del Giudice del Lavoro sia prontamente e pienamente ap-plicata con innegabile beneficio anzitutto per il prodotto Rai che, non dimentichiamolo, è pagato anzitutto dagli utenti del Servizio Pubblico e non solo dalla pubblicità.

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