venerdì 20 febbraio 2009

DOPO LA BATOSTA

Credo che sconfitte come quelle accumulate in questi anni, ultima quella fresca fresca della Sardegna, rappresentino qualcosa di più di uno stimolo alla riflessione. Gli italiani sono in larga misura soddisfatti di un governo che mostra i muscoli, anche se la crisi galoppa. Il berlusconismo è la cultura vincente fatta di superficialità, di volgarità, di affarismo, un misto di ignoranza e di arroganza.

Nello stile di Berlusconi si riconosce la maggior parte degli italiani e delle italiane.

Tutta la retorica sulla sicurezza (che si è tradotta in leggi razziste e in pratiche discriminatorie) ha sedotto e tranquillizzato specialmente chi è più guidato da interessi personalistici e dalle emozioni che non dai fatti e dalla ragione. l'idea dell'uomo forte, trasgressore pratico, decisionista che Berlusconi impersona piace e incontra il favore di tante persone per le quali la dimensione etica si è offuscata e l'opportunismo egoistico è diventato regola di vita.

Il centrosinistra, incerto e diviso, ha dato manforte a questa politica e a questa cultura. Chi avrebbe potuto fare peggio? Bisticci, personalismi, grettezze. Bisogna ripartire facendo tesoro dei propri errori, pienamente consapevoli che ogni "spettacolo" di indecisione e di dipendenza dal vaticano favorisce la realtà e l'immagine di un partito nebuloso, senza una direzione precisa, con una identità pressoché inesistente.

Se penso che c'è già chi parla di una alleanza con l'UDC e di "tenere in casa" i  teodem, allora mi rendo conto che la confusione regna sovrana. Bisogna partire da una impostazione laica che certamente taglia fuori personaggi come la Binetti, ma apre a molte persone in cerca di coerenza e di razionalità.

Senza laicità ci portiamo dietro una "squadra arlecchina" della vecchia politica che fa solo gli interessi delle destra.

È tempo di fiducia e di nuova creatività, di saggezza e di concretezza. Senza cedere alla paralisi dello scoraggiamento.