venerdì 20 febbraio 2009

UNA VESCOVO CHE E' ANCHE UN CRISTIANO

L’atto d’accusa di Nogaro: Chiesa spesso latitante

 

di SILVESTRO MONTANARO

 

«Lo scriva: troppi silenzi, troppe le latitanze della Chiesa dinanzi alla soverchiante presenza della camorra». È l’osservazione più amara ma anche quella che il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro sente come più necessaria.

Il suo episcopato ha avuto come punti focali la promozione umana, la pace, il Vangelo che consente tutto questo e ancora di più: la realizzazione dei cieli nuovi e delle terre nuove che danno vita alla costruzione del Regno di Dio già qui, ora, subito. Per questo Nogaro ripete spesso: «È importante cominciare». E la camorra è totale negazione di questo inizio.

Ieri il presule ha accolto in Curia la giornalista de «Il Mattino» Rosaria Capacchione, autrice del recente «L’oro della camorra» edito da Rizzoli. Un incontro fortemente voluto: il vescovo che ha amato la sua gente ha un testimone in casa e non vi rinuncia. Ritiene anche che cristiano sia colui che corregge la situazione sociale. Con la camorra è lo stesso: «Deve muoversi - sostiene - la coscienza morale, la coscienza della Chiesa: accanto al catechismo cattolico ci deve essere quello della legalità». Fare il bene concreto oltre la lettera del magistero; impegnarsi nella vita.

E qui la latitanza dell’istituzione ecclesiastica, «che ha rinunciato talora a essere coscienza di Vangelo per confondersi con la diplomazia e la politica», ne ha compromesso talora l’autorevolezza del discorso evangelico anche nel successivo confronto con il mondo laico.

Retta coscienza e responsabilità personale: è il luogo dove Capacchione e Nogaro si incontrano. «Ognuno faccia la sua parte - afferma la giornalista - la legalità è il primo impulso, la convenienza viene dopo».

Esemplificando il proprio contributo professionale: «Nel giornalismo è basilare chiedersi perché ma puoi farlo soltanto se studi, se ti rendi conto anche un po’ da solo della situazione: altrimenti ti esponi a un’eventuale risposta di comodo da parte dell’interlocutore». E «L’oro della camorra» è così: una documentata testimonianza per far uscire dall’ingenuità i tanti complici più o meno inconsapevoli della camorra. Conoscendo avremo possibilità di evitarlo: è etico anche questo.

E su questo Nogaro non può che essere d’accordo: «Il mondo dipende da me - sostiene il vescovo - dalla mia serietà e dignità interiore. La mia coscienza vale più della parola del Papa: bisogna educare la coscienza e rendere responsabili le persone». La responsabilità richiama la politica e qui sono tante le zone grigie accese da malfunzionamenti sociali.

Anche qui Nogaro e Capacchione si incontrano nell’osservazione che fanno della realtà locale: entrambi non hanno mai visto un giovane fare carriera qui da noi senza raccomandazioni e protezioni e nonostante un eventuale, brillante curriculum universitario. «Non siamo mai riusciti a regolarizzare - afferma il vescovo - la posizione lavorativa di un giovane o a intervenire per tutelare un interesse della comunità come nel caso del taglio dei posti in Cardiochirurgia a Caserta. Mi è stato risposto: a ciascuno il suo ruolo».