Se voi oggi passate in una cattedrale, vi accorgerete che, dietro tanti riti suggestivi c'è una oggettiva perversione.
- Un gerarca lava i piedi a dodici persone per ripetere il gesto che Gesù fece con i suoi amici e le sue amiche. Ma Gesù - prima contraddizione - non era un gerarchetto alle dipendenze del gerarca generale di Gerusalemme. Questo "gesto" era ben leggibile, era autentico nella vita di Gesù. I gerarchi della chiesa ufficiale sono oggi una casta di potenti in perfetta sintonia con gli altri "signori". Lavare i piedi il "giovedì santo", se non si è "servitori" tutto l'anno è una teatralità disgustosa.
- Inoltre sostenere che in questo giorno si fa memoria dell'istituzione del sacerdozio è un falso storico. Gesù non ha mai pensato, da credente ebreo quale era, di dar vita ad un secondo sacerdozio. Ce n'era già uno nel Tempio di Gerusalemme e per il nazareno, come per tanti profeti, i sacerdoti non godevano delle sue simpatie. Tutti i racconti evangelici evidenziano che tra Gesù e i sacerdoti non correva buon sangue. Del resto Gesù era un laico.
- Si ricorda oggi il "comandamento" dell'amore reciproco: un messaggio essenziale per noi cristiani: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Ma... c'è un ma ...I preti vanno a rinnovare la loro ubbidienza al vescovo con un abbraccio. Ma questa gerarchia che "abbraccia gli obbedienti", continua a escludere gay, separati, divorziate, donne che hanno abortito, teologi e teologhe dissenzienti, non abbraccia i preti sposati, non abbraccia le persone che non entrano nel "modello" funzionale all'istituzione. Si tratta di un abbraccio che evidenzia ancora di più le pratiche ecclesiastiche di esclusione.
- Voglio oggi fare un passo di conversione? Ne ho bisogno, ne abbiamo bisogno. Devo abbattere, demolire nel mio cuore qualche esclusione, qualche pregiudizio. Devo rendere la casa del mio cuore e lo spazio delle mie relazioni più "largo", più accogliente. E' giovedì santo se io mi ricordo che non ho mai finito di mettere in discussione qualche mio privilegio e non ho mai finito di rendere più calde e accoglienti le mie relazioni. Altrimenti è ritualismo vuoto.