giovedì 9 aprile 2009

ISRAELE SENZA MITI

Moni Ovadia scrive queste lucidissime parole su L'Unità di domenica 5 aprile.

Il disastro di Gaza, guardato con occhi non annebbiati dal delirio nazionalista, rivela non solo che con tutta probabilità militari dell'esercito israeliano si sono macchiati di crimini contro l'umanità nei confronti della popolazione civile palestinese, ma che la tossicosi della violenza e del razzismo di diffondono presso i giovani soldati di Tsahal. Sì razzismo! Perché il disprezzo e l'odio nei confronti di donne, bimbi e uomini appartenenti ad una gente diversa dalla propria è disgustoso razzismo chiunque sia il suo portatore e se si tratta di un israeliano o di un ebreo non cambia, anzi. il mito dell'esercito israeliano come esercito morale già da tempo in agonia, a Gaza è deceduto. Si attendono le esequie ufficiali. Queste vergogne non le apprendiamo su Al Jazeera o su Al Arabya, ma su uno dei principali quotidiani israeliani, l'autorevole Ha'arets. E non serve contrapporre a questo orrore, come fanno gli "idolatri" del governo in carica dello stato di Israele, l'elenco di efferatezze commesse da militanti di Hamas, costoro non si pretendono campioni morali di democrazia. Non serve altresì nascondere dietro alle argomentazioni colonialiste sulla corruzione dei dirigenti palestinesi, il gravissimo fatto che il perno dell'alleanza di governo "contro natura" fra la destra di Bibi Nathanyau e pseudo laburisti di Ehud Barak sia il razzista Lieberman. Il secondo mito israeliano che si sgretola è quello dell'eccellenza democratica di Israele. In un governo autenticamente democratico non c'è posto per i razzisti, né per un apartheid de facto come quello che progetta Bibi con il congelamento definitivo dello status quo attuale in cambio di "benessere" economico. Ma il vero problema è che andando avanti di questo passo la leadership della destra israeliana assomiglierà sempre più ai leaders di quei paesi arabi da cui si pretendono diversi.