giovedì 30 aprile 2009

PASTORI, MESTIERANTI, CARCERIERI O GAMBERI?

Commento alla lettura biblica - domenica 3 maggio 2009
 

1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12 Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13 egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
(Giov. 10, 1-18)

Tante volte ho commentato questa notissima pagina del Vangelo riandando a quei testi del Primo Testamento in cui Dio viene presentato come il pastore amoroso del suo popolo e delle pecore più deboli. La metafora del pastore accogliente e sollecito serve, nella storia e nella letteratura biblica, a designare tutti coloro che svolgono con dedizione e sollecitudine, con premura e disinteresse, un servizio al popolo. Nello stesso tempo al polo opposto si trovano quei cattivi pastori che pensano "a pascere se stessi", cioè ai propri interessi.

Il vangelo di Giovanni fa di Gesù il "pastore buono-bello" in cui sono visibili tutti i tratti dell'amore. Forse non era per nulla estranea la preoccupazione di premunire la comunità dal rischio di persone che si presentavano come pastori, ma erano in realtà dei "furbi" che volevano approfittare per farsi una posizione di privilegio.

Se lasciamo da parte le tonalità esclusiviste che appartengono alla polemica giovannea e non a Gesù ("tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e briganti"), il brano ci fornisce una serie di indicazioni positive che anche oggi possono diventare proposte vitali per il nostro cammino comunitario.

Chi è pastore?

Chi entra per la porta e costruisce un rapporto onesto con le persone, privo di raggiri, chi "chiama per nome", cioè vive relazioni di affetto e di premura. Non c'è nulla del funzionario mestierante in tutti i tratti che vengono ricordati. Anzi, tutti questi linguaggi denotano cura amorevole, passione, coraggio.

Pastore è chi "conduce fuori le pecore", le "spinge fuori", "cammina davanti a loro". Le indicazioni sono chiare.

In una chiesa in cui spesso, come succede in questi anni, le gerarchie tengono le persone "dentro " i propri recinti istituzionali e, anzichè "spingerle" a vivere una fede matura e libera nel mondo, le rinchiudono dentro "ovili ecclesiastici" sempre più rigidi e stretti, questo orizzonte è estremamente rilevante. Spesso, lo ricordo con dolore, ci tocca constatare la presenza di una "chiesa della paura", una chiesa che tira indietro....anzichè camminare avanti fiduciosamente. Anzi, questa chiesa gerarchica parte sempre ad acciuffare chi, stanco di certa aria avvizzita del recinto chiuso e delle risposte preconfezionate, si inoltra "fuori" dello spazio autorizzato...in cerca delle "verdi erbe" del Vangelo. A molti questa "chiesa dei no", questa chiesa che tira indietro e proibisce le boccate d'aria pura, è diventata una casa malsana dalla quale è addirittura necessario uscire.

Chi, come me, pensa invece che in questa chiesa - che amo appassionatamente nonostante tutto - sia bello e fecondo rimanere, cerca di aprire porte e finestre, di far saltare qualche catena perchè la casa sia più accogliente, più spaziosa, più amante delle voci della strada, più vicina al Vangelo di Gesù, alla sua pratica di buon pastore.

Se oggi come chiesa non ci decidiamo ad aprire le nostre finestre a nuove voci, al grido della strada, al soffio "sconvolgente" del vento di Dio...rischiamo di imprigionare molte persone dentro una fitta rete di leggi e leggine che poco o nulla hanno in comune con il Vangelo di Gesù.

AL LUPO, AL LUPO

Una comunità che ami questo nostro tempo starà attenta a gridare al lupo. Forse i lupi peggiori sono quelli che seminano paura, angoscia, frenano la marcia verso un futuro più giusto, più pluralistico, meno dogmatico. Non è un lupo chi solleva problemi e pone domande.

I lupi che divorano il gregge sono le persone che cercano carriera, conformismo, un modo per mettersi al riparo dai grandi problemi di oggi, che non si espongono, che non prendono posizione.

Penso molto affettuosamente in questi giorno al carissimo don Alessandro Santoro delle Piagge di Firenze. Se tenti di "camminare" guardando avanti...ti dicono che sei un sovvertitore. Se vuoi una comunità più accogliente, ti ricordano che devi rispettare i paletti dell'ovile....chi è dentro e chi è fuori.....

Aiutiamoci

Sì, aiutiamoci a vivere un po' fuori dall'ovile, nelle vie del mondo, onesti con la vita, onesti con il nostro cuore.

Tre giorni fa in Piemonte un vescovo ha sospeso dall'insegnamento della religione cattolica una donna, dopo 22 anni di lavoro, solo perchè ha sposato un divorziato...Bastava che facesse tutto di nascosto....ed era "salva"!

Aiutiamoci a guardare avanti, oltre le regole disumane, ad affrontare le sfide della vita e le opportunità di apertura al nuovo che in essa germinano.

Cerchiamo di diventare gli uni pastori/e delle altre, di accompagnarci umilmente, ma anche audacemente, verso un futuro dove non ci sono solo lupi, corruzione e angoscia, ma anche gioie, speranze, sentieri pieni di germogli e di solidarietà.

La figura del pastore compie il servizio di infondere fiducia. Oggi di questo c'è bisogno come di pane in questa chiesa che, ai livelli gerarchici, ha gli occhi pieni di tristezza e chiude a catenaccio le porte dell'ovile e così non s'accorge che prospera il tisicume, il soffocamento, l'indifferenza.

No....il Vangelo vive nel cammino della vita. Nè mestieranti, nè carcerieri delle nostre "anime", nè gamberi nostalgici possono diventare i pastori di cui ci parla Gesù...

La pagina del Vangelo di oggi ci aiuta a discernere e ad avere coraggio.