giovedì 30 aprile 2009

SPAGNA: IL VATICANO SOFFOCA LA CHIESA

Riprendo da Adista del 25 aprile questa notizia.

Sta facendo scalpore sulla stampa spagnola il manifesto "Di fronte alla crisi ecclesiale", sottoscritto da circa trecento tra teologi, religiosi e docenti universitari. Il testo del manifesto è la riflessione comparsa su Redes cristianas il 16 marzo scorso, "Di fronte al discredito dell'istituzione cattolica", a firma del religioso claretiano Benjamin Forcano che Adista ha tradotto e pubblicato sul n.41/09. Ora, fra le trecento persone che l'hanno fatto proprio, figurano gesuiti quali Juan Antonio Estrada, Josè Ignacio Gonzàles Faus, Juan Masià e Xavier Alegre, domenicani come Quintin Garcìa, benedettini (per esempio, il famoso storico dell'Abbazia di Monserrat, Hilari Raguer), claretiani quali lo stesso Forcano e Evaristo Villar, e i dirigenti dell'Associazione diTeologi Giovanni XXIII, Julio Lois (presidente) e Juan Josè Tamayo (segretario generale). Il manifesto porta la firma anche del senatore del Psoe, Imanol Zubero e del diplomatico asturiano Yago Pico de Coana de Velicourt.
Il manifesto individua la causa della crisi che sta attraversando la Chiesa nella "infedeltà al Vaticano II" che l'ha resa ostaggio della Curia romana e sorda alle esigenze di libertà evangelica e fraternità cristiana del popolo di Dio. Ma "non intendiamo rompere con la Chiesa", dichiarano, "essa è più grande della Curia romana", e tuttavia "ci sentiamo obbligati a gridare: per causa vostra si bestemmia il nome di Dio tra le nazioni".
Anche un altro manifesto viene segnalato dagli organi di informazione spagnola: si intitola "A proposito dell'aborto" ed è diffuso da "Iglesias de base de Madrid" che raggruppa migliaia di cittadini e decine di associazioni della Chiesa, appunto, di base, e che "si sente chiamata a dire la sua parola" sull'argomento "come lo stanno facendo altre istituzioni dello Stato e la gerarchia cattolica" che sta infatti conducendo una lotta senza quartiere alla riforma della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza che data 1985 e consente l'aborto solo per fini terapeutici (entro la 12.ma settimana) o per gravi deformazioni del feto. Il documento considera che, essendo il fenomeno complesso e "con implicazioni personali, sociali, politiche e religiose", è necessario "rispettare sempre la distinzione fra i piani giuridico ed etico, scientifico e religioso"; e sostiene il diritto della donna all'autodeterminazione e il dovere dei servizi ospedalieri di assicurare questo diritto a fianco del rispetto dell'obiezione di coscienza di quanti sono preposti a praticare l'Igv. Sicuramente "nessuno - conclude i manifesto - dovrebbe fare una bandiera né politica né religiosa di questo tema profondamente umano e generalmente da nessuno desiderato". In particolare, "in quanto cattolici - è la richiesta finale - ci opponiamo decisamente alla scomunica ed esigiamo che questa pena scompaia dal Codice di Diritto Canonico".