venerdì 28 agosto 2009

BRUTTO SEGNALE

In questi giorni un po' in tutta Italia stanno concludendosi le feste democratiche in cui cala il silenzio su Gay e Lesbiche. È successo anche a Genova alla festa democratica nazionale. Franceschini e Bersani non hanno la minima sensibilità al riguardo. Riporto alcune considerazioni di Andrea Benedino e Paola Concia (L'Unità del 22 agosto) che condivido pienamente.

 

"Per anni, prima nei DS e più recentemente nel PD, ci abbiamo pensato noi. Ogni anno, in occasione delle Feste Nazionali abbiamo organizzato dibattiti e assemblee per costringere il nostro partito a confrontarsi con le tematiche lgbt, con le nostre battaglie e le nostre speranze. Per anni abbiamo supplicato, con alterne fortune, i più autorevoli dirigenti nazionali a intervenire in questi momenti e in alcuni casi le Feste sono state un importante momento per lanciare iniziative e proposte politiche.

Per questa volta non abbiamo voluto occuparcene. Così, per vedere l'effetto che fa, come direbbe Jannacci. Perché, infatti, dobbiamo essere sempre noi attraverso i nostri corpi a ricordare al nostro partito l'esistenza degli omosessuali? Il risultato l'abbiamo letto nel programma ufficiale della Festa ed è, molto semplicemente, che non ci ha pensato nessuno e le tematiche lgbt risultano totalmente assenti dalla Festa Democratica Nazionale di Genova.

E dire che la scelta di Genova come sede per la Festa ci induceva ad un cauto ottimismo. Proprio questa città, infatti, è stata sede lo scorso 27 giugno di un imponente Pride Nazionale che ha saputo conquistare l'intera città e che ha visto sfilare centinaia di migliaia di persone, consentendo a Genova, peraltro, di rimarginare le ferite del G8 del 2001. Già solo questo fatto avrebbe meritato l'onore di un dibattito ufficiale e sarebbe stata un'occasione fruttuosa di confronto con un movimento lgbt che, per quanto distinto e distante dai partiti, non per questo non merita di essere riconosciuto come interlocutore autorevole della politica.

E invece nulla, solo un impenetrabile muro di silenzio e di imbarazzi. Quasi fossimo di fronte a un processo di rimozione collettiva di questioni scomode, difficili, che è bene non discutere e affrontare".