La cronaca non solo estiva, ma quotidiana, denuncia una strage: “Uccisa a coltellate dal marito in Calabria per la separazione; ferita nel barese dal marito che lei voleva lasciare; picchiata selvaggiamente dall’ex fidanzato a Ferrara. Quando la famiglia diventa un inferno.
L’Italia è davvero un paese insicuro, ma le ronde andrebbero fatte nel tinello di casa. È tra le pareti domestiche o le loro propaggini, che si consuma quello che Telefono Rosa definisce «una mattanza senza fine». Un morto ogni due giorni, la famiglia uccide più della mafia. Il 53% degli omicidi avviene nell’ambito dei rapporti di coppia. E nove casi su dieci ad armarsi e a colpire sono gli uomini, racconta un rapporto Eures-Ansa. Le vittime sono quasi sempre donne, spesso colpevoli solo di voler divorziare. Basti dare un’occhiata alla cronaca degli ultimi giorni”. (Felicia Masocco).
È sempre più evidente che i maschi, troppi maschi, hanno paura dell’intelligenza, della libertà, della capacità di decidere, dell’autodeterminazione delle donne. La “crescita” psicologica e liberatoria della loro fidanzata o della loro compagna li spaventa, li sconvolge. Non hanno scoperto quanto sia bello crescere insieme in una relazione, quanto sia malsano avvertire la crescita della partner come una minaccia. Così l’atteggiamento e la cultura “proprietaria” scatenano violenza e tolgono la possibilità di un dialogo anche doloroso che rispetti i sentimenti e la decisione della donna.