martedì 8 settembre 2009

NON VERGOGNARCI DELLA NOSTRA PICCOLEZZA

In una società e in una chiesa dove solo ciò che è grande, vistoso e potente sembra contare, molti uomini e donne che incontro sono interpellati sulla fecondità della loro azione. A volte sorge la domanda: "Ma noi piccoli/e possiamo cambiare qualcosa?". La domanda diventa talvolta così inquietante da porre in dubbio la validità, l'efficacia, anzi il senso della stessa perseveranza. A volte ho percepito anche dentro di me il peso di questo interrogativo. A volte il dubbio si è fatto sentire con insistenza. Anche la mia vita di uomo e di prete senza copertura ufficiale, senza mezzi potenti di nessun genere, senza una pensione dignitosa, con la preoccupazione di riuscire ogni mese a pagare l'affitto, la luce, il telefono, il riscaldamento, gli abbonamenti…mi pone costantemente nella situazione di chi avverte un certo senso di impotenza. Eppure sono sempre più convinto che noi, uomini e donne comuni, non abbiamo alcun bisogno di cercare di fare concorrenza ai potenti. Se ogni giorno, nel nostro piccolo solco quotidiano, seminiamo cultura, amore, accoglienza, solidarietà, fiducia…possiamo essere sicuri che qualcosa crescerà. Il Vangelo di Marco, nella parabola del grano che cresce da sé, mi ha progressivamente liberato dall'affanno (4, 26-29). Si semina e poi si affida al sole, alla pioggia, al giorno, alla notte, alla terra…a Dio. Questo atteggiamento di totale "abbandono", di radicale fiducia in Dio, a mio avviso, conferisce libertà e suscita la voglia di lottare nella chiesa e nella società con grande determinazione.

Nel piccolo lavoro quotidiano, spesso così invisibile, nascosto e silenzioso, milioni di donne e di uomini collaborando hanno cambiato il volto di un Paese, fermato un dittatore, aperto sentieri nuovi. Forse è proprio nel confronto fraterno e sororale e nel dibattito nei gruppi, nelle comunità, nelle associazioni, nei movimenti, nei partiti, nei sindacati che impariamo questa fiducia nel granello di senape.

Eccome: le cose possono cambiare in questo autunno di lotte dei precari, dei disoccupati, delle donne, degli omosessuali, dei non allineati. Ognuno/a di noi può esserci e portare la sua goccia al fiume, la sua piccola voce perché cresca il grido della giustizia. In questi giorni sono i cassaintegrati, i disoccupati, i licenziati che realizzano il detto evangelico: "Ciò che vi ho detto all'orecchio gridatelo dai tetti".