Commento alla lettura biblica - domenica 27 settembre 2009
Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo Spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo Spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l'altro chiamato Medad, erano rimasti nell'accampamento e lo Spirito si posò su di essi; erano fra gli scritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell'accampamento. Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: "Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento". Allora Giosuè, figlio di Nun che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: "Mosè, signor mio, impediscili!". Ma Mosè gli rispose: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo Spirito".
Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i dèmoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perchè non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perchè non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlar male di me. Chi non è contro di noi è con noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perchè siete di Cristo vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asina al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue"
Non potrò certo approfondire le tre unità letterarie e tematiche che le letture di oggi ci propongono alla meditazione. Raccoglierò in questo "giardino scritturale" qualche fiore, qualche stimolo per la nostra vita.
IL LIBRO DEI NUMERI
Numeri è il titolo che l'antica traduzione greca ha dato al quarto libro della Torah o Pentateuco perchè contiene elenchi e censimenti degli Israeliti in cammino verso la "Terra promessa". Dopo la tappa al monte Sinai e il dono della Legge, riprende il viaggio verso la terra sognata. Si tratta di un percorso in cui emergono la stanchezza, la confusione, la presa d'atto che diventare liberi è faticoso e ricompare la voglia di "tornare indietro"......
In questo cammino Mosè comprese che era possibile procedere solo se si cresceva nella corresponsabilità. Ognuno doveva sentirsi partecipe di questa impresa.
Si tratta di mettere in atto i doni che Dio ha distribuito. L'annuncio e il realizzo di questa condivisione di responsabilità sono messi sulla bocca stessa di Dio e Mosè, la guida riconosciuta dal popolo, si rallegra di questo "decentramento", di questa sua "decrescita" fino al giorno in cui egli diventerà inutile, superfluo e il popolo continuerà il proprio cammino.
Il brano, ci dicono i biblisti, ha una sua radice nel fatto che storicamente Israele ha dovuto darsi delle strutture che comportavano una suddivisione di uffici, mansioni, responsabilità.
Ma, raccogliendo lo stimolo da questa pagina provocatoria, è bello pensare che una comunità cresce quando progressivamente realizza il sogno che Mosè annuncia: "fossero tutti profeti". E' invece doloroso constatare come nella nostra chiesa trionfa ancora la pratica del "falli tacere". (versetto 28). Se oggi nelle nostre Comunità e sopratutto nella grande chiesa ufficiale regna il silenzio è anche perchè non ci assumiamo le nostre responsabilità.
Ovviamente, quando si prende sul serio il vento di Dio che soffia ovunque, non tutto è semplice. Nascono tensioni, incomprensioni, abusi.
Ma si tratta di una strada obbligata per diventare credenti adulti. Anche la rosa più bella deve forzare la coppa verde che la protegge.
Anche l'albero più fecondo ha bisogno di stagioni per portare frutto. La paura delle persone adulte ha provocato alla chiesa i danni più gravi.
NON IMPEDITEGLIELO
Il brano di Marco mette sulla bocca di Gesù la stessa espressione di Mosè. I discepoli hanno visto un uomo che aiutava le persone richiamandosi a Gesù e lo hanno bloccato: "poichè non ci seguiva" (vs. 38), non è dei nostri.
Non c'è solo la sindrome degli eletti che ha costruito l'ideologia del popolo eletto o della "vera chiesa di cristo", ma in ciascuna/o di noi possiamo talvolta ritrovare idee o atteggiamenti inaccoglienti, come se chi non è d'accordo con noi fosse contro di noi.
E' facile parlare di convivialità delle differenze, ma quant'è difficile anche solo capire che le differenze non sono affatto contrapposizioni, accettarle con tutte le tensioni che ciò comporta, viverle lasciandoci liberi. Non si tratta qui di strade diametralmente opposte, del qualunquismo di chi accetta tutto senza discernimento.
Questo uomo agiva sul sentiero di Gesù, probabilmente in modo corretto ed onesto, ma non era parte della cerchia ristretta del Nazareno.
La dinamica del gruppo a volte si traduce in modello fuori del quale si diventa "eretici".
Penso che il lavoro più grande sia da compiere dentro ciascuno/a di noi per non irrigidirci nei modelli, per non "annettersi l'altro" neanche con un abbraccio. Le prime annessioni o esclusioni partono dai nostri cuori.
QUESTI PICCOLI
Dopo l'abbraccio di Gesù al bambino (9,36) è facile pensare che qui si tratti dei fanciulli, ma il Vangelo, anche attraverso questo linguaggio cruento, estende l'ammonozione: c'è un invito severo a non creare ostacoli ai più piccoli della società, ai più piccoli in ogni contesto.
Non si trova mai la rsposta giusta a questa esigenza, a questa richiesta di Gesù. Forse si tratta di ricordarlo ogni giorno, di riprendere sempre il discorso d'accapo, di rivedere sempre le nostre relazioni, di non dare mai per scontato che siamo dalla parte dei più deboli.
Forse si tratta di diventare piccoli per non mettere bastoni sulla strada degli ultimi e delle ultime. Non si tratta di sotterrare i doni di Dio, le doti, le risorse che abbiamo, ma di non far cadere nulla dall'alto.
Non so se qualche volta nella mia vita ci sono riuscito, ma tenterò di convertirmi ogni giorno da ogni atteggiamento che mi allontani dalla carovana e dalla sintonìa dei "piccoli" del mondo e della chiesa.