martedì 1 settembre 2009

RISPONDO AD UNA LETTERA INTERESSANTE

 
Gentile Valeria V.,

La ringrazio molto dell'attenzione e della sincerità. Il "dialogo delle differenze" dovrebbe essere una caratteristica costante e preziosa delle nostre comunità cristiane.

Ø     Non mi addentrerò in tutte le questioni alle quali Lei, piuttosto confusamente, accenna. Alcune le ho affrontate in due volumetti che Lei potrà leggere, se lo crederà opportuno: "Il dono dello smarrimento" e "Olio per la lampada".

Ø     Che accogliere la esperienza delle persone omosessuali sia "come chiedere al Tribunale di assolvere tutti i crimini commessi" costituisce un'affermazione che dimostra solo quanto Lei sia ancora prigioniera del pregiudizio o del catechismo ufficiale.

Ø     Non si "strazi il cuore" vedendo che gay e lesbiche non possono ricevere la comunione. Ne conosco migliaia e migliaia che fanno gioiosamente la comunione. Venga a Pinerolo il 20 settembre quando, durante l'eucarestia della comunità, si sposeranno due giovani donne molto impegnate da anni nel cammino di fede, e potrà vedere gay, lesbiche, transessuali, eterosessuali…. fare con me la comunione. In realtà questo vocabolario è molto poco appropriato: per me si tratta solo di fratelli e sorelle in cui l'amore trova forme diverse.

Ø     Vedo che la sua caratteristica è una informazione piuttosto datata. Le sue affermazioni teologiche e bibliche sono ferme al Concilio di Trento. Fin qua nulla di strano. E' ciò che il "convento" passa a chi cresce in ambienti cattolici. Che, invece, io non mi comunichi più è una menzogna che Lei ha bevuto, come altre  della Sua lettera, come acqua fresca e dissetante. Come farei a presiedere la celebrazione eucaristica senza comunicarmi?

Ø     La Sua lettera mi fa guardare a Lei con molta simpatia non solo perché fino a 50 anni fa anch'io la pensavo così, ma perché sotto sotto Lei, a mio avviso, vuole farmi capire più di quel che le parole esprimono. Lei è molto acuta quando rileva la mia predilezione per un serio protestantesimo. Vivo qui dove c'è la chiesa valdese e non posso negare quanto sia preziosa per me questa chiesa.

Ø     Ma, gentile Valeria, non sarà poi che Lei, donna così costruttivamente curiosa, in ricerca, animata da sentimenti onesti e da una fede sincera, non sia ancora arrivata a dirsi la sua omosessualità? Ovviamente, la mia è una semplice domanda che il tenore del Suo scritto e la mia esperienza sembrano autorizzare. Può darsi che io esprima un'opinione senza fondamento alcuno. Ma volevo essere all'altezza della Sua sincerità, imparando dalla schiettezza con cui Lei ha scritto a me. Ecco il perché della mia domanda che, del resto,  non pretende risposta.

Ø     Grazie ancora per la Sua lettera e sappia che Le voglio un gran bene perché vedo in Lei una persona in ricerca che comincia ad accorgersi che anche nella chiesa cattolica ci sono troppi paletti….. Però, mi raccomando, riveda un pochettino quella brutta eresia che mi scrive: "Ciò che conta è l'obbedienza". Ciò che conta è il Vangelo, semmai l'obbedienza a Dio.

Ø     Quando mi scrive che Gesù ha fissato dei limiti, per usare il Suo linguaggio, mi trovo molto d'accordo con Lei: Gesù avrebbe duramente apostrofato un puttaniere che va con giovani escort, uno che usa il potere per i suoi affari, che fa decreti di respingimento, vera shoah dei migranti, come ha detto bene un vescovo italiano. Gesù non metteva insieme Dio e Mammona, Dio e il "dio denaro".

Ø     E poi nel Suo scritto leggo un'ultima gemma: "Lo so che moltissimi preti cedono all'Amore..". Non Le sembra un buon cedimento? L'importante è che sia amore vero, profondo. Non confondiamo la bellezza di un celibato scelto con una legge che lo rende obbligatorio.

Ø     Se ha tempo e voglia mi ricordi nella Sua preghiera.

L'abbraccio  con tanto affetto senza la minima presunzione di averLa portata sulle mie posizioni.

                            Don Franco Barbero