venerdì 2 ottobre 2009

LA GRANDE PROPOSTA

Commento alla lettura biblica - domenica 4 ottobre 2009

E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva (Marco 10,2-16).


Questa pagina del Vangelo di Marco è costruita accostando due tematiche diverse. Noi mediteremo la prima parte, i versetti 1-12, che parlano di amore e di divorzio.

Si tratta di un argomento che tocca da vicino le nostre vite, anche perché in questi ultimi anni si sono susseguiti – fino a pochi giorni fa – documenti della gerarchia cattolica vaticana che proibiscono, ai divorziati/e e separati/e che passino a nuove nozze, l’accesso ai sacramenti.

Queste assurde e disumane imposizioni, secondo la teologia vaticana che tutte le atre chiese cristiane negano risolutamente, avrebbero un solido fondamento proprio nell’affermazione del Vangelo di Marco.

Intanto sarà bene che noi leggiamo anche Matteo 19,3ss. e 5,32. Matteo e Paolo (1Corinti 7,15) ammettono che, in certi casi, è possibile separarsi. Sarebbe davvero ridicolo se noi pretendessimo di affermare che Marco è fedele al pensiero di Gesù e, invece, Matteo e Paolo sono dei "lassisti", dei traditori del messaggio evangelico.

Ma già questa semplice constatazione della presenza di "porte aperte" e di ben individuate eccezioni, rende addirittura necessario respingere con fermezza la legge imposta dalla gerarchia cattolica nel Codice di Diritto canonico all’articolo 1141: "Il matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna autorità umana e per nessuna ragione, tranne la morte".

Ecco quando, tradendo il messaggio delle Scritture, le gerarchie credono di sostituirsi a Dio. Fanno dei dogmi che sono pure e semplici manipolazioni della Parola di Dio e fardelli oppressivi sulle spalle degli uomini e delle donne che, spesso, hanno già sofferto tante ferite nel loro cammino.

Se Paolo dice che, mancando la pace nella coppia, ci si può ritenere liberi e se Matteo ammette che infedeltà, adulterio e altre possibili situazioni (che la parola "porneia" può significare) possono sciogliere il vincolo, perché non ricordare al popolo cristiano questa parte della Scrittura? Forse che le altre chiese cristiane non sanno leggere la Bibbia o sono tutte fuori strada?

Ma io non credo e non voglio assolutamente sostenere che dobbiamo trascurare il messaggio "radicale" del Vangelo di Marco. Egli, infatti, di fronte ad una cultura che si era allontanata dalla volontà originaria di Dio e aveva messo ogni potere di "licenziamento" nelle mani del maschio, affermò la parità dell’uomo e della donna. Si noti che il particolare "commette adulterio contro di lei" si trova solo in Marco per dire che l’adulterio del marito non è primariamente contro Dio, contro la Legge o contro la famiglia: è contro di lei

Certamente Marco compie un’affermazione chiara in favore dell’indissolubilità. Ma nella Bibbia simili affermazioni nette e decise sono ricorrenti ed hanno la funzione di indicarci un orizzonte alto e possibile. Perché non dire a chi si avvia, consapevolmente e gioiosamente al matrimonio, che questa unione d’amore si prefigge, con l’aiuto di Dio, di durare per sempre? Questa è la prospettiva che la mano buona di Dio apre e può rendere possibile per l’uomo e la donna. Per questo motivo l’amore va preparato, custodito e alimentato e non può essere "archiviato" alla prima difficoltà… Spesso, dopo periodi di forti sofferenze, l’amore conosce nuove risurrezioni.

Ma se Gesù nel vangelo di Marco proclama chiaramente che Dio può sognare e realizzare con l’uomo e la donna un amore che non tramonta, Matteo e Paolo sanno che Gesù era attento alla fragilità umana e che, anche sul terreno dell’amore, è possibilissimo sbagliare.

Gesù è sempre stato radicale nell’affermare la volontà di Dio, ma chi più di lui congiunse radicalità e misericordia? Gesù non enuncia una legge come mannaia, ma invita ad un sentiero audace in cui Dio tiene sempre conto delle nostre fragilità

Ma c’e un dato che balza evidente e, purtroppo, sconcertante. La gerarchia cattolica che si aggrappa anche ad un solo versetto per costruire una prigione dogmatica, poi non prende con altra serietà dei versetti biblici che non registrano "eccezioni" e che sono totalmente chiari.

Perché il Vaticano, che amoreggia da secoli con il regno del denaro in modo spudorato, non legge con altrettanto "letteralismo" le perfettamente corrispondenti espressioni di Luca 16,13 e Matteo 6,24? Esse forse non garantiscono potere e controllo sulla vita delle persone: "Nessuno può servire a due padroni; poiché o odierà e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e trascurerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona-denaro". Qui il vaticano, e spesso un po’ tutti e tutte noi, glissiamo volentieri e passiamo oltre.

Il vaticano è come chi volesse lapidare la donna adultera (senza nemmeno un cenno all’uomo che era stato sorpreso con lei): Gesù invita a deporre i sassi e indica alla donna un cammino di fiducia.

Il Vangelo ci ricorda che l’amore è un tesoro, un dono straordinario, una responsabilità. Ma è disumano, è sadico esigere da due persone che hanno seriamente constatato la fine del loro amore di proibirsi una relazione di amore più felice, più consapevole, più matura.

Caro fratello, cara sorella: se tu hai visto naufragare il tuo amore e Dio ti regala un nuovo incontro, accogli questo amore. Non pietrificarti nel "fallimento" a piangere l’amore perduto. Se il tuo cuore desidera compagnia, abbraccia il tesoro che Dio ti sta regalando e coltiva nel tuo cuore la tenerezza dei tuoi e suoi sentimenti e godi la gioia dei corpi che si uniscono per godere del ritrovato amore.

Vai tranquillo/a all’eucarestia e non lasciarti fermare dalle leggi vaticane. Dio ti accompagnerà perché non impone a nessuno il ghiaccio di una solitudine "maledetta" e ti aiuterà a far tesoro anche del passato. Le legge ecclesiastiche, in questo caso, possono essere per te un laccio.

Voglio ripetere al mio e al tuo cuore la parola del salmo 124:
"L’anima nostra è stata liberata
come l’uccello dal laccio del cacciatore:
il laccio si è spezzato
e noi siamo tornati in libertà…
Il nostro aiuto è nel nome del Signore".