mercoledì 4 novembre 2009

CLAUDE DAGENS

Libera e presente, edizioni Dehoniane, Bologna 2009, pagg.136 € 12.20

Avendo letto qualche segnalazione molto elogiativa mi sono deciso a leggere con attenzione le pagine di questo vecchio vescovo francese che è anche accademico di Francia. Ho terminato la lettura con una grande delusione.

Certo, l'Autore per quasi 40 volte ribadisce che come chiesa e come singoli dobbiamo essere “aperti al mistero di Dio”, prende posizione di fronte alle paure che fanno chiudere a riccio le nostre comunità. Si nota in queste pagine una profonda spiritualità tradizionale, sincera, onesta. Ma la mariologia è quella vaticana, la cristologia è quella rigorosamente dogmatica, la sacramentaria non dice nulla di originale. Il testo vola alto con una apprezzabile tonalità mistica, ma poi sui problemi scottanti non dice assolutamente nulla che apra strade nuove.

Per dirla tutta ho trovato irritante le 80 citazioni in cui si parla di soffrire nella chiesa e per la chiesa. Che la gerarchia sia fonte di enormi sofferenze è certamente vero, ma questo ribadimento piuttosto generico del “soffrire per la chiesa”, mi puzza di stantio,sacrale, episcopale.

Forse un vescovo non può e non sa dire di più e bisogna già raccogliere con gioia le pagine che evidenziano un atteggiamento di apertura a Dio e al mondo. Ma questa positiva “apertura” ha bisogno di concretizzazioni coraggiose e, a mio avviso, di contenuti diversi. Manca di queste pagine di spiritualità e di riflessione pastorale una rigorosa ricerca biblica la cui assenza ferma a metà strada ogni tentativo di reale “conversione” della struttura cattolica.