Pinerolo 19 -20 settembre 2009
(sintesi degli appunti di Anna, Caterina, Cristina P. e Dorina)
Premessa: il chiarimento di Torrazzetta
Il gruppetto che lo scorso marzo si è ritrovato a Torrazzetta ha cercato di mettere nuovamente a fuoco le motivazioni del nostro incontrarci. Molte delle presenti hanno manifestato una certa insoddisfazione, legata non tanto alla riduzione del numero delle partecipanti, quanto agli obiettivi del nostro gruppo. E’ sempre bello ritrovarsi, ma i momenti conviviali possono essere le gite, i vari festival, ecc. L’esigenza è di rimettere al centro la fede, non solo come “tema” su cui discutere, ma principalmente come “orizzonte” in cui muoversi e agire, in cui ascoltare e interrogarsi.
Quello di cui sentiamo la mancanza è una specie di “laboratorio”, in cui confrontare gli aspetti concreti e quotidiani del nostro vivere con la vita di Gesù e la fede (fiducia) in lui.
Questo progetto, nonostante sia appena abbozzato e non ancora articolato in un percorso, ha la forza di rinnovare in noi la gioia e le motivazioni per fare gruppo.
E’ per questi motivi che, come primo passo, abbiamo voluto riflettere sul nostro rapporto con la Bibbia. E incontrare don Franco Barbero a Brescia lo scorso maggio ha permesso la realizzazione di questo appuntamento a Pinerolo, molto intenso da tanti punti di vista, che ora cerchiamo brevemente di sintetizzare.
La Bibbia per i cristiani – La Bibbia per noi
L’arrivo di tutte il venerdì sera ha permesso di iniziare a confrontarci sul tema già durante la mattinata di sabato.
Perché questo tema: il nostro rapporto con la Bibbia è cartina di tornasole, misura del nostro essere credenti nel Dio di Gesù. E’ perciò fondamento del percorso che come gruppo vogliamo intraprendere.
Non vogliamo fare accademia , ma conservare una dimensione esistenziale (“per noi”).
L’obiettivo di questo primo momento è considerare il nostro rapporto con la Bibbia: dove ci troviamo oggi relativamente a questo tema? Che posto ha la Bibbia nella nostra vita?
a) Preghiera
Abbiamo iniziato con un momento di silenzio e di preghiera, per lasciare spazio a Dio, che vogliamo come nostro interlocutore. Dio non si impone, si propone: fare silenzio per fargli spazio.
In compagnia di chi ci ha lasciato la Bibbia, come testimonianza del loro camminare con Dio:
in compagnia di Israele (Salmo 19)
La Parola di Dio ci raggiunge in modi non sempre udibili… E’ racchiusa anche nella Torà. E’ preziosa, dolce.
in compagnia dei discepoli di Gesù (Marco 7,31-37)
Vedi il contesto del cap. 7: la critica di Gesù alle tradizioni (“siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione”).
La Parola è nutrimento per tutti (cfr. i brani della siro-fenicia e della moltiplicazione dei pani fuori dalla Galilea, che incorniciano il nostro testo). Ma noi siamo sordi, chiusi, impenetrabili… Effatà: apriti!
b) Lavoro in gruppetti
Entriamo nel tema attraverso due attività che fanno riferimento a due categorie importanti anche nella Bibbia: la categoria delle “immagini” e la categoria della “storia”.
Le immagini ci aiutano ad evocare (chiamare fuori) il nostro vissuto
Quattro gruppetti: la Bibbia è come…
una TERRA (Gabriella, Fiorenza, Anna Maria)
-ha bisogno di un dono, l’acqua;
-chiede di non essere “abusata”, chiede rispetto per poter essere luogo di incontro;
-ha bisogno di lavoro paziente e costante per portare frutto, è feconda se la lavori;
-è legata al tempo, al ritmo delle stagioni;
-è rigogliosa e sconosciuta come una foresta vergine: può essere ostile ma è piena di vita
un VIAGGIO (Federica, Caterina, Dorina)
-fatica a proseguire in solitudine: ci vuole qualcuno che mi accompagni, che faccia strada insieme a me;
-senza meta prefissata, pieno di imprevisti;
-va vissuto tappa dopo tappa, non è preconfezionato, può sorprendere;
-faticoso ma affascinante;
-importanza di avere un minimo di coordinate, necessità di attrezzarsi per riconoscere la strada e percorrerla
un POPOLO (Cristina T., Caterina R.)
-che condivide un percorso, una ricerca di senso, un cammino spirituale;
-in continuo movimento;
-affronta il deserto, ma come meta ha una terra;
-è testardo, si lamenta, affronta difficoltà e prove;
-risponde al bisogno di ognuno e di ognuna di sentirsi parte di un tutto, di una comunità
una CITTA’ (Paola, Cristina P., Anna)
-in cui c’è condivisione, confronto con l’altro, scambio, rispetto;
-condominio solidale – tessuto sociale, da costruire ogni giorno;
-in cui l'organizzazione segue le regole della distribuzione della manna: deve bastare per tutti; deve essere abbondante così che nessuno sia costretto a prenderne l’ultima razione o quanto buttato via dagli altri; non può essere mercificata perché deperibile e quindi nessuno deve perdere la propria dignità; ha il sapore che ogni persona desidera: Dio si presenta in molteplici modi;
-40 anni nel deserto per educare secondo questi principi, per formare una generazione prima che si arrivi a destinazione;
-una città invisibile perché è ovunque, non ha confini;
-città che non è regno e in cui non c’è un’identità prevalente sulle altre, né individuale né collettiva in cui non c’è un pensiero unico, ma la differenza, che è ricchezza da preservare (vedi la torre di Babele)
c) Lavoro personale
Altra categoria: la “storia”. La Bibbia è la testimonianza di una storia. Chi si relaziona con il Dio della Bibbia crea una storia.
Lo spunto è venuto dalla lettura degli articoli di:
L. Manicardi: la Bibbia nella storia della Chiesa fino al Vaticano II
A. Rizzi: la Bibbia nella vicenda concreta di un credente
Comunità di base di Pinerolo: la Bibbia nell’esperienza di una comunità
La sfida è individuare le tappe fondamentali del nostro rapporto con la Bibbia: ostacoli, traguardi, svolte, ecc.
Ognuna è invitata a raccogliere i ricordi più significativi e ad abbozzare una propria storia e successivamente, in base al proprio percorso, formulare domande da riportare nell’incontro pomeridiano con don Franco.
N.B. Poiché non tutte siamo riuscite a condividere questo lavoro personale e lo riteniamo invece importante, anche per una migliore conoscenza reciproca, il prossimo incontro di novembre inizierà proprio da qui (anche chi non era presente può tentare di delineare le tappe del proprio percorso con la Bibbia)
Domande per Franco:
-La Bibbia non è automaticamente Parola di Dio: come riconoscere allora la Parola di Dio?
-Perché la stessa pagina della Bibbia parla in modo diverso a persone diverse?
d) Incontro con don Franco
Don Franco ci ha accolto nella sede della comunità e ci ha fatto dono della sua gioiosa e intensa testimonianza.
Per sciogliere il ghiaccio ci dice che l'Arcilesbica di Bologna lo ha invitato ad essere parte delle giuria per l'elezione di Miss LesBO (la miss più anti-miss, per capirci!) che si terrà il 30 ottobre. Descrive questa iniziativa come molto interessante per combattere il culto del corpo e dell'immagine.
A lui abbiamo chiesto:
-perché per un cristiano è importante, è vitale leggere la Bibbia
-come leggerla
Ecco la sintesi di ciò che ci ha detto:
La lettura della Bibbia mi ha sempre accompagnato durante tutta la mia vita, mi ha aiutato a crescere, mi ha dato dei compagni di viaggio, mi ha aiutato a non perdere la fede.
La Bibbia non è la parola di Dio, ma è il luogo in cui cercarla. E’ il luogo di un appuntamento con Dio. Attraverso la mediazione della Scrittura si va ad un appuntamento e perciò bisogna avvicinarsi ad essa accompagnati dal senso di meraviglia, come se ci apprestassimo ad incontrare una presenza silenziosa ma amante.
Non mi annoia mai, non è ripetitiva. Ogni volta che la leggo mi si accende il desiderio, la speranza, la forza di amare.
Non la leggo come libro ispirato ma come libro testimoniale. La dottrina dell’ispirazione è stata la risposta a una domanda: questi libri per i cristiani sono come gli altri o sono più importanti? La Bibbia è la testimonianza di fede di uomini e donne, che testimoniano dove e come Dio sia passato nelle loro vite e abbia lasciato delle tracce. Non è stato un passaggio folgorante, ma sperimentato nella concretezza e nella quotidianità del loro vivere. Dio è passato nelle loro vite e ha cambiato le loro vite. La Bibbia è il racconto di questo grande evento. E’ la restituzione letteraria di una testimonianza di fede. Leggo la Bibbia per cercare queste tracce, per scoprire la traccia di Dio nella mia vita.
Amo la traboccante umanità della Bibbia: Dio si fa cercare tra le nostre miserie e le nostre gioie. Dio non dà mai un appuntamento solo: Dio trabocca da tutto ciò che viviamo.
Amo l’impurità della Bibbia, questa “sporca” Bibbia, che continuamente sorprende, scandalizza e meraviglia. Questa Bibbia che scandalizza è il luogo in cui mi sono riconciliato. Marcione, nel II secolo, voleva eliminare dalla Bibbia tutti i passi più scandalosi o difficili, e conservare solo i testi edificanti.
La Bibbia è una voce molto indiretta di Dio. Dio trabocca in tutta la Bibbia, ma la Bibbia non va considerata come la fotografia di Dio. La Bibbia testimonia l'imprendibilità di Dio e del suo amore per noi. Due sentimenti prevalgono in me: meraviglia e adorazione, perché il mistero è più grande.
Leggo la Bibbia perché di questa Scrittura Gesù ha vissuto. Egli ha attinto, ha bevuto a questa sorgente. Dell’Antico Testamento Gesù ha vissuto. Ha letto la Torah e i profeti con il suo popolo, andava in sinagoga. Sono innamorato di Gesù e per questo alle sue fonti vado anch’io!
Non potrei fare a meno della Bibbia: è un nutrimento, è un cercare insieme, è calore di una comunità…
Purtroppo oggi nelle parrocchie la Bibbia non è più letta. Si fanno introduzioni erudite su un libro biblico, ma tutto finisce lì. Non si aiuta la gente a prendere la Bibbia in mano e a leggerla.
Lo studio è lo sgabello necessario per arrivare all’appuntamento, proprio perché tra noi e i testi biblici c’è una distanza molto grande. Poi c’è l’adorazione, poi c’è la richiesta… Il messaggio deve parlare ai nostri giorni, perché i linguaggi umani sono sempre relativi, caduchi e per questo occorre adeguare il messaggio all’oggi, al linguaggio di oggi. Il linguaggio biblico è molteplice e bisognoso di essere interpretato al di là dei miti o delle immagini utilizzate per descrivere una esperienza, una rivelazione.
Ci sono tre categorie secondo cui è possibile riconoscere tre modi di leggere la Bibbia, che si sono succeduti nel tempo ma che possono essere presenti anche oggi (LENAER, R., Il sogno di Nabucodonosor. Fine della chiesa cattolica medievale, Massari, Bolsena (VT) 2009. Vedi anche SALAS, G. L., Una fede incredibile nel XXI. Il mito del cristianesimo ecclesiastico, Massari, Bolsena (VT) 2009.)
ETERONOMIA. E’ il modo più antico di vivere il rapporto con Dio, che corrisponde all’età “mitologica”. Il rapporto eteronomo con il divino si configura come una sorta di “dittatura” del mondo divino (di sopra) nei confronti del mondo umano (di sotto), tale da dettare a noi ciò che è buono e ciò che non lo è. Una lettura eteronoma della Bibbia è una lettura fondamentalista e letterale, è una lettura che non pone particolari criticità al testo ma lo assume e lo accetta così com’è, perché viene dall’alto (Dio “interventista”, Dio che ha diviso il Mar Rosso, che ha mandato le cavallette, ecc.). E’ un approccio che non chiede particolare sforzo di ricerca del significato e di ciò che è giusto qui e ora. Il mondo eteronomo è un mondo magico, un mondo altro (quello di Dio e dei suoi rappresentanti in terra) che sovrasta il nostro e che regola la nostra vita (eteros-nomos). E’ un mondo che ha assoluto bisogno di mediatori del divino, affinché il mondo che sta in alto possa raggiungere il mondo che sta in basso.
AUTONOMIA. Il pensiero autonomo in occidente inizia con l’umanesimo e il rinascimento e arriva a maturità con l’illuminismo, con il sorgere delle nuove scienze e il bisogno sempre più grande di conoscere il nostro mondo e i segreti che lo abitano. È l’avvento di una nuova era che vuol fare leva sulla ragione, sulla ricerca e sulla capacità di essere indipendente dell’uomo (autos-nomos). L’uomo scopre le leggi che regolano molti eventi (fenomeni meteorologici, malattie, ecc.) e Dio inizia ad occupare un posto diverso. La visione magica non è più così sicura e decisiva. Inizia a cambiare l’interpretazione del mondo, nel quale molti eventi accadono per cause diverse dall’intervento diretto di Dio.
TEONOMIA. Vuole essere la sfida del mondo odierno. Ci spinge a cercare Dio nel tessuto quotidiano, appellandoci a lui in una ricerca costante di senso. Siamo coscienti che il divino non è un sostituto delle nostre coscienze, la ricerca rimane a noi soltanto e i margini di errore possono essere molto alti. E’ il tempo della maturità spirituale lontana dal pensiero magico fatto di entità che si sostituiscono alla nostra libertà. È terminato il tempo della minorità spirituale, in cui si resta con le mani in mano ad aspettare che Dio apra il mare. Una lettura teonoma della Bibbia è consapevole della contingenza e umanità della parola scritta, quale parola umana. È una lettura che spinge ad andare al cuore del messaggio, nella conoscenza dei miti e dei linguaggi usati nella Bibbia, per esprimere il messaggio con il linguaggio di oggi. Il Dio che regola la nostra vita (teos-nomos) non è altrove, ma è nel presente della nostra vita, nelle gioie ma anche in mezzo alle nostre macerie.
La prima e la seconda categoria non vanno cancellate. Il mito ha un grande valore, perché ci permette di andare oltre l'apparenza per cercare le radici, ma non deve diventare un dogma! Chi legge la Bibbia deve saper trovare la sostanza del messaggio storico e viverlo oggi. Per esempio i gesti mitici di Dio significano che l’uomo deve avere fiducia in Dio e affidarsi al mistero di un Dio che vincerà la morte. Il come non è importante.
Oggi la Parola è vuota senza impegno politico. La Bibbia rimanda alla vita e la vita alla Bibbia. Dobbiamo tenerle sempre in correlazione. Spesso compiamo dei riti che non interferiscono con la vita. Tenere insieme Bibbia e giornale. Se la lettura della Bibbia non mi fa tornare alla vita quotidiana per “spezzare” qualcosa (l’annuncio della Bibbia è liberazione) o per costruire qualcosa, essa è una lettura sterile e inutile.
Anche nell’esperienza di Gesù c’è un continuo richiamo tra lettura e vita. Gesù si ritira a pregare (e la sua preghiera era nutrita dalla Torah), poi scende tra la gente e poi ritorna a pregare. E’ il dinamismo della nostra vita: leggiamo e poi viviamo, e poi leggiamo ancora, cioè torniamo alla sorgente.
Nella vita bisogna seminare senza avere l’ossessione del risultato, affidare a Dio il nostro seminare. Bisogna anche imparare a vivere nelle contraddizioni (la Bibbia è piena di contraddizioni!), per vivere il volto “plurale” di Dio (Cfr. VIGIL, J.M., Teologia del pluralismo religioso. Verso una rilettura pluralista del cristianesimo, Borla, Roma 2008). Il pluralismo religioso dice un Dio che deborda, che straripa dalla nostra tradizione, perché Dio è più grande e non è racchiudibile in un solo canale, in una sola visione. Adorare è abitare presso Dio, ma non possedere Dio. E’ stare vicino alla sorgente, ma non avremo mai la chiave che fa scaturire l’acqua.
(Qualcuna chiede come mai don Franco continua a restare nella chiesa)
La chiesa è il luogo dove nonostante tutto ho ricevuto molto. Sto nella chiesa per la compagnia di tutti coloro che vogliono cambiare le cose.
Andarmene vuol dire fare un piacere alle istituzioni ecclesiastiche e lasciare soli tutti coloro che lottano per una chiesa più democratica, soprattutto molti altri preti, che magari non hanno strumenti per dire ciò che pensano. La chiesa non è la gerarchia ma gli uomini e le donne che scommettono sulla vita di Gesù, che intraprendono l’avventura dietro a Gesù.
Sto nella chiesa per far sentire delle voci diverse. Sono nato nella tradizione cattolica ma cerco di essere attento al messaggio ecumenico. Cerco di accogliere, informare, aprire dialoghi, mettere la gente al primo posto. Cerco di trasmettere la ricerca sulla Bibbia, cerco di dare voce alla vita, se no parla solo la gerarchia
I rifiuti della chiesa istituzionale non vanno recepiti come rifiuti da parte di Dio.
Al termine e soprattutto la domenica pomeriggio, dopo il pranzo, don Franco racconta qualcosa di sé: i primi guai negli anni sessanta / settanta, quando decide di scendere in piazza accanto agli operai e ai deboli, la bomba nel suo appartamento, i primi incontri con gli omosessuali, la nascita della Comunità di Base, le difficoltà dell'essere buttato fuori, l'umiliazione di vedersi cancellare la pensione, gli incontri con molte persone che soffrono e sono sole ...
Alcuni suggerimenti di don Franco per il cammino del nostro gruppo:
Se quello che fate vi dà vita, allora occorre dare voce alla vita: perché non scrivere una “lettera al popolo di Dio” che contenga quello che voi avete maturato nell’anno? Importante fare qualcosa di concreto, qualcosa che ritorni alla vita.
Per mantenervi unite nonostante la distanza potreste impegnarvi a leggere lo stesso libro durante l’anno e scambiarvi le impressioni e le reazioni quando vi incontrate. Potrebbe essere un saggio (per es. il libro di Vigil, che raccomando), oppure un testo biblico.
e) Domenica: Matrimonio di Simona e Simona
-Siamo qui oggi per partecipare al loro amore.
-Dio non è nascosto in un modello, Dio si manifesta in ogni amore.
-Ogni uomo che vive nell’amore, nella solidarietà è una piccola luce. Sulla strada di Gesù diventi luce.
-Non nascondere il proprio amore in questo mondo di violenza e di barbarie.
-Non nascondere la lampada delle nostre vite, far uscire pian piano ciò che si è.
-C’è una luce sola nel mondo, è l’amore… Ci sono tante luci stupide…
-Custodire l’amore in noi, farlo crescere e seminarlo attorno a noi.
-L’anello che vi scambiate significa entrare nella vita dell’altra senza possederla.
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