giovedì 24 dicembre 2009

LA VITA COME VIAGGIO (GIULIA DI RIVALTA)

Noemi è una donna con due figli, che sposano due ragazze moabite. Una delle due spose è Rut. Dopo qualche tempo, i due figli di Noemi muoiono e lei rimane sola con le due nuore. Sono tre donne sole, e Noemi decide di tornare a casa, tornare nella sua terra. Allora cerca di convincere Noemi e Orpa a non abbandonare casa loro per seguirla. Una la ascolta. L'altra, no.

 

 

La storia di Rut e Noemi non è un'eccezione tra tutte le storie che troviamo nella Bibbia. Racconta di un viaggio, di scelte e di amicizia. Di come due donne si scoprano tanto legate da riuscire ad accettarsi senza remore. Di come un'amicizia possa crescere fino a compiere scelte difficilissime in nome di essa. Di come, sempre in nome di quest'amicizia, si possa arrivare a comprendere addirittura un altro mondo, un altro popolo, un altro Dio.

La storia di Rut e Noemi è la storia di un viaggio in compagnia. Un viaggio in cui due donne imparano a conoscersi e a rispettarsi, e iniziano a comprendersi, finchè un giorno scoprono di sentirsi veramente unite, legate, tanto che Noemi è pronta a rinunciare a Rut perchè lei possa vivere nella sua terra, tanto che Rut è pronta ad abbandonare la sua terra per non rinunciare ad essere in compagnia di Noemi.

Alla fine del loro viaggio, grazie ai consigli di Noemi, e al suo sostegno, Rut sposerà il ricco Boaz, e dal figlio che faranno nascerà uno dei personaggi più importanti della Bibbia: il re Davide. E così, veniamo a scoprire che il grande Davide, colui che sconfisse Golia, che portò gloria e splendore a Israele, non era per niente ebreo. Era uno straniero: sua nonna, Rut, era una moabita.

Insomma: il re Davide era straniero. Rut era straniera. I re Magi, i primi ad accorrere e ad accogliere il Gesù appena nato, erano stranieri. Tutti quanti avevano fatto un lungo viaggio, tutti in compagnia, per arrivare fino alla loro meta. Perchè? Perchè non è stato il vicino di stalla ad andare a guardare ammirato Gesù bambino? In tutto il corso della Bibbia troviamo questa affermazione, anche se nascosta fra le righe: sono gli stranieri quelli che prima ci credono, prima si mettono in viaggio, prima rischiano, qualcosa o anche tutto, che prima ascoltano davvero la notizia e non lasciano che entri da un orecchio ed esca dall'altro. È strano, forse, però è sempre così: quando una cosa ci capita sotto gli occhi, è come se ci capitasse dietro la schiena: non la vediamo. Forse non ce ne accorgiamo, forse non ci rendiamo conto del suo valore, forse preferiamo non capirlo. Fatto sta che solo quando in mezzo c'è un grande distanza, ci si rende conto che, guardate, è una cosa bella, è sensazionale, ha molto valore, e non va buttata via. Forse è perchè abbiamo bisogno di fare un viaggio, per poter capire quello che sta accadendo, e capire noi stessi. Abbiamo bisogno di solcare la strada, segnare il nostro sentiero, lasciarci impresse le nostre orme, così da poter, dopo, voltarci indietro e riuscire a gridare al cielo, orgogliosi, quanta strada abbiamo fatto e quanto è stato importante l'averla fatta.

E poi, l'altra tesi, l'altro tema importante: tutti, tutti questi viaggi sono sempre viaggi in compagnia. I re magi erano in tre, Rut aveva Noemi e Noemi aveva Rut, Gesù aveva i discepoli e i discepoli avevano Gesù. Tutti avevano qualcuno a fianco. E perchè?

Perchè noi, l'Uomo, ha bisogno di qualcuno, di una qualche presenza al proprio fianco che possa consolarti quando ti chini sulle ginocchia ansimando e fissi l'impossibile salita che hai davanti. Qualcuno che ti chieda aiuto quando scivola e si appende alla tua spalla per rimanere in piedi. Qualcuno che ti possa e soprattutto che ti voglia fissare negli occhi e dirti “sono qui, siamo qui, e siamo insieme”. Qualcuno da ammirare e da cui sentirsi ammirati, stimati, amati, qualcuno cui chiedere perdono quando sbagli. E da perdonare quando sbaglia lui.

Qualcuno a cui prendere la mano.

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