Piccolo, con una cartelletta di cuoio zeppa di fogli.
Lo accompagneremmo ad una piazza o in teatro e comincerebbe a parlare a braccio.
I suoi fogli cadrebbero a terra.
Potremmo immaginarlo anche in un aeroporto, ma avrebbe l'inconveniente di incontrare troppe volte Pietro e i suoi portaborse.
Si chiamerebbe ancora Paolo.
Arriverebbe da Tarso o d qualche luogo ai crocevia delle lingue e delle culture.
Ci parlerebbe smontando quella dottrina che abbiamo costruito sopra le sue parole.
Senza girarci molto attorno ci farebbe arrossire per averlo molto frainteso.
Ma poi andrebbe avanti con balzi del pensare come capriole.
Inventerebbe ancora parole.
E noi di nuovo lì ad arrancare, perché non digeriamo i neologismi dentro le tradizioni religiose. E siamo spaventati ad ogni novità del dire e del pensare.
Forse si chiamerebbe Paola.
E la sua borsa, zeppa di fogli, sarebbe a fiori.
Si metterebbe a parlare a braccio.
Ed i suoi fogli cadrebbero a terra.
Arriverebbe da qualunque parte, non importa dove.
Arriverebbe dal centro dei suoi rovesciamenti.
E li racconterebbe senza pudori.
Di quei passaggi stretti verso l'apertura del cuore a tutte le genti.
Dello squarciarsi di un'identità troppo sicura e del diventare tenda aperta.
Delle altalene del pensare fino a concentrasi in un nucleo incandescente, vibrante e per certi versi indicibile.
Dell'accettare l'indicibile e cadere in ginocchio.
Dello stare ben ritta di fronte ad ogni presunta potenza.
Del partorire relazioni vere nonostante l'itineranza di comunità in comunità.
Dell'avere a cuore le sorti del mondo.
Del voler imparare le lingue.
Del desiderare la profezia.
E alla fine del ritenere più importante di tutto imparare ogni giorno cosa vuol dire voler bene.
CHE COSA LEGGERE:
BARBAGLIO G., La teologia di Paolo. Abbozzi in forma epistolare, Bologna, EDB 2001.
BARBAGLIO G., Gesù di Nazareth e Paolo di Tarso, Bologna, EDB, 2006
SANDERS E.P., San Paolo, Genova, Il melangolo, 1997
MARGUERAT D., Paolo di Tarso. Un uomo alle prese con Dio, Torino, Claudiana, 2004
EVA MAIO