COME DEPORRE LE PIETRE?
( Giovanni 8, 1-11 L’adultera)
Siamo nel tempio
Questa donna davanti a Gesù non si sente portata in tribunale: davanti a lei non c’è un giudice.
E’ una parola chiara ed ammonitrice rivolta a tutte le nostre comunità : non siamo chiamati a sputare sentenze, ad ergerci a giudici, ma a diventare fratelli e sorelle, specialmente in presenza di persone in situazioni o in momenti di fragilità o di marginalità.
A volte uno sguardo ed una parola possono gettare una persona nella disperazione. Ma è vero anche il contrario come fu per questa donna: lo sguardo e la parola di Gesù hanno riaperto il suo cuore alla fiducia e davanti a lei si è spalancata una strada nuova.
Come deporre le pietre
Non si tratta affatto di diventare compiacenti e privi di senso critico, rinunciando alle doverose denunce. Questo sarebbe un tragico fraintendimento o un comodo ripiegamento. Si tratta, invece, di deporre quella “maledetta cultura” che ci colloca davanti agli altri in competizione, in gara , con la esplicita o nascosta voglia di vincere il “gran premio” della virtù o dell’intelligenza, di costituirci come modello…..Questo “disarmo” è difficile perché deve partire dalle radici. Perché cadano le pietre dalle nostre mani bisogna disarmare il cuore. Solo allora anche le “critiche” più pungenti e roventi non proverranno dall’arroganza o da una presunta superiorità, ma costituiranno una proposta costruttiva.
Guardando alla concretezza del vivere quotidiano, nel mondo e nella chiesa siamo soprattutto noi maschi che abbiamo da “disarmarci” rispetto alle donne,qualcosa di profondo da rivedere nella relazione uomo-donna.
Penso soprattutto al compito immane di quanti vivono la fede in modo adulto e corresponsabile:”disarmare la nostra struttura ecclesiastica” che usa i versetti biblici come proiettili contro separati , divorziati, omosessuali, lesbiche, teologi dissidenti ,preti sposati….La predicazione spesso è diventata una sparatoria, una partita di caccia.
“Da questo ora”
Questa parola è rivolta a ciascuno e ciascuna di noi. Le nostre fragilità, i nostri errori e i nostri passi falsi non costituiscono una catena o una prigione. Dio ci chiama verso il futuro e sarà nostro compagno di viaggio nel cambiamento di noi, nella nostra conversione.
Grazie, o Dio,
perché non si mai oscurata in me la consapevolezza che Tu ci dai sempre e ancora fiducia. Questo vento caldo del Tuo amore accogliente mi ha permesso di continuare a camminare pur in mezzo alle mie mediocrità e ai miei errori. Aiutaci tutti a tenere lo sguardo fisso sul Tuo amore. Forse qualche pietra cadrà dalle nostre mani e i nostri cuori diventeranno più spaziosi e disponibili.