Riporto dall'Unità del 2 marzo alcune parti di una intervista davvero onesta ed illuminante.
Sari Nusseibeh, rettore dell'Al Quds University. Discendente di una delle più colte e illustri famiglie palestinesi, è stato un esponente di primo piano dell'Olp e consigliere privato di Yasser Arafat. Impegnato nel dialogo israelo-palestinese, saggista di fama internazionale, è ritenuto uno dei più autorevoli intellettuali palestinesi vivente.
"Ai miei amici israeliani ripeto sempre che una pace giusta con noi palestinesi non è una gentile concessione che ci fanno ma il più serio investimento che possano fare sul loro futuro".
C'è ancora spazio per una pace fondata su due Stati?
"Questo spazio si riduce man mano che si riduce lo spazio territoriale su cui l'ipotetico Stato di Palestina dovrebbe sorgere. In fondo, il disegno perseguito da Netanyahu è lo stesso di molti suoi predecessori: trascinare il negoziato alle calende greche e nel frattempo svuotarlo di ogni significato concreto. Come? Trasformando gli insediamenti in vere e proprie città. E poi dire: come posso cancellarle? Alla fine vorrebbero che i palestinesi si accontentassero di uno Stato-francobollo. E se dovessimo rifiutare, ecco pronta l'accusa: vedete, sono incontentabili".
A proposito di compromessi: tra i nodi da sciogliere c'è quello del diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi….
"Israele riconosca che questo è un problema politico e non "umanitario". Risarcisca innanzitutto la loro storia, ammetta che c'è un fondamento alla Nakba (Catastrofe, così i palestinesi ricordano l'inizio della cacciata dai loro villaggi il 15 maggio 1948, ndr) invece di cancellarla dai libri di scuola degli studenti arabi israeliani. E' questa la premessa per trovare un compromesso".