venerdì 16 aprile 2010

UNA RFLESSIONE MOLTO PROFONDA

Immunitas

L'immunizzazione è una categoria interpretativa di fenomeni diversi che hanno in comune la caratteristica di essere una risposta protettiva nei confronti di un rischio. In ambito politico, la petizione di immunità è un chiamarsi fuori, dirsi esenti da obbligazioni verso gli altri.

autore Mauro Milanaccio - inserito mercoledì, 31 marzo 2010

L'immunizzazione, riprendendo la lezione di Roberto Esposito, è una categoria che offre la possibilità di attraversare e ricomprendere in un quadro unitario i campi della politica, del diritto internazionale, della medicina, dell'informatica e delle relazioni sociali. Infatti se consideriamo ad esempio le richieste di immunità per le alte cariche politiche, l'opposizione all'estradizione di un dittatore, i piani di vaccinazione annuali contro le influenze, gli investimenti per la protezione delle reti informatiche, le leggi italiane sull'immigrazione con i CPT (ora CIE), l'immunizzazione diventa una categoria interpretativa di fenomeni diversi ma che hanno in comune la caratteristica di essere una risposta protettiva nei confronti di un rischio.

Ci sono innegabilmente delle specificità dell'immunità in ambito politico. Mentre il sistema immunitario dei corpi biologici è presente in tutti, l'immunità politica istituisce una forma di discriminazione il cui fondamento storico, garantire la libertà di opinione, si è perso per configurarsi in questi anni come privilegio per assicurare interessi privati. Tant'è che "Immunitas" nella sua etimologia latina è in opposizione a "communitas" in quanto trae il proprio significato dal negare il "munus" che significa "ufficio", "carica" o anche "dono" che viene messo in com-une nel corpo sociale. Anziché mettere in comune il "munus" la petizione di immunità è un chiamarsi fuori, dirsi esenti da obbligazioni verso gli altri. Ne possiamo rintracciare la presenza nelle richieste di immunità per le alte cariche istituzionali, nella perdita di valore della res pubblica erosa dalle privatizzazioni, come nelle manifestazioni sociali che tendono a esaltare l'identità di gruppo a partire da un tratto unificatore (per chi sta dentro) ed espulsore (per chi sta fuori).

Viviamo un tempo dove la caduta della funzione orientativa degli ideali apre, come ha recentemente indagato Massimo Recalcati, da una parte all'euforia del consumatore preso nel vortice del godimento immediato e compulsivo, dall'altra al rafforzamento di identificazioni solide, impermeabili e perfettamente aderenti ai sembianti sociali di successo e integrazione. Due dimensioni dell'identità contemporanea, quella liquida del consumo non solo di oggetti materiali ma anche di relazioni, di esperienze, di affetti, e quella solida della maschera, che mettono in luce lo smarrimento del desiderio sul piano soggettivo e collettivo. Predomina un atteggiamento (politico, sociale, culturale, individuale) di chiusura verso l'altro, verso il diverso, verso ciò che può contaminare il proprio, il medesimo. Questo atteggiamento si fonda, è Freud a darci qui una indicazione preziosa, sulla primordiale necessità per il soggetto di espellere, di sputare fuori da sé ciò che nel proprio interno diventa occasione di dispiacere. In questo stabilire una differenza, un confine, atto necessario alla fondazione del soggetto, allo stesso tempo, inesorabilmente, l'espulso, lo ritroviamo solo come radicalmente estraneo. Questo atteggiamento di chiusura è quindi un rifiuto di assumere l'alterità che ci abita, la molteplicità di cui siamo costituiti e i possibili ancora da creare. Possiamo intravvederne gli esiti. Sul piano collettivo, da una parte il rischio del dilagare di ideologie difensive di purezza, di superiorità, di privilegi al posto di diritti, dall'altra l'impossibilità di esplorare orizzonti altri al pensiero unico dominante. Sul piano individuale il rischio di estinguere quell'esperienza che la psicoanalisi ci ha insegnato a chiamare inconscio, che a questo livello è inciampo, incontro con la propria mancanza, con la parte di se stessi che nel proprio intimo si presenta come aliena, non addomesticata, eccentrica e incoerente. La possibilità della salute, e questa è la mia tesi, sta allora nella contaminazione, nel riconoscere di non essere padroni a casa propria ma ospiti in una pluralità la cui coesistenza è possibile torcendo su se stessa la metafora vaccinale: è la presenza in me dell'altro ad essere condizione della mia sopravvivenza.