sabato 29 maggio 2010

LA MIA RISPOSTA

Caro Luigi,
credo che le tue domande non abbiano nulla di retorico e provengano dall'onestà della tua coscienza. Sono esattamente le domande che troviamo anche nei due Testamenti della Bibbia.
Giobbe, Geremia, il salmista e Gesù stesso hanno qualche volta fatto i conti con la notte interiore più buia. Gesù addirittura si rivolge a Dio con una interpellazione cruda: "Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?".
Sovente dovremmo forse domandarci "Dov'è l'uomo? Dove sono gli uomini e le donne? Dove sono quelli che dovrebbero "servire" e, invece, la fanno da padroni?".
E' giusto interpellare Dio, ma è doveroso chiedere conto a noi delle nostre responsabilità. Tante volte Dio non c'entra proprio niente: esistono tragiche conseguenze di scelte umane sbagliate che hanno precisi responsabili.
Comunque è vero che nella vita ci sono sempre tante domande e poche risposte. La sproporzione tra domande e risposte resta evidente ed è proprio questa la caratteristica fondamentale della nostra creaturalità. E' innegabile e inevitabile che questo fatto crei sofferenza, sconcerto, talvolta angoscia.
Che fare? Evitare le domande? Sarebbe disonesto con la vita e con il nostro cuore. Del resto le domande "sepolte" riemergono continuamente. Personalmente ritengo più profondo e onesto il "sentireo di Giobbe". Non ha negato il tormento, ma lo ha collocato nel contesto della sua consapevole creaturalità e lo ha posto "al cospetto di Dio".
Ha esercitato la razionalità, ma si è affidato ad una "ragione più grande", a quella di Dio.
In qualche misura la nostra fiducia in Dio resta sempre una "pace inquieta". Ma è possibile vivere umanamente la fede senza questi "passaggi" e queste ombre?
Sentimi compagno di viaggio nelle tue mille domande così umane, oneste e bibliche e poi lasciati guidare da Giobbe, Geremia e Gesù... Sono amicizie da frequentare...
Ti abbraccio forte.
    don Franco Barbero