sabato 1 maggio 2010

QUESTO CI VUOLE

 

Nelle feste popolari per anni nel Sud Italia la mafia vestiva i panni dei santi, delle madonne, delle feste. Ora alcuni parroci si sono ribellati e si sono opposti a questa "mescolanza" tra mafia e feste religiose.

Questo è il volto dignitoso e pulito, coraggioso ed evangelico di una piccola ma significativa pattuglia di parroci cattolici.

Luigi Cancrini scrive al riguardo su L'Unità del 12 aprile:

«Enzo Ciconte (Storia Criminale, Universale Rubbettino) nota che "i mafiosi di norma hanno sempre cercato di non contrapporsi al sentire popolare e ciò spiega il loro ossessivo ricorso alla simbologia e alla terminologia cattolica, il prendere a prestito e a testimoni delle nefandezze e dei loro rituali i Santi della Chiesa cattolica o i santuari come accade agli "ndraghetisti per quello della madonna di Polsi o ai camorristi per quello della madonna di Montevergine". La Chiesa che si è dimostrata per molto tempo "confusa e incerta" di fronte a questi ammiccamenti e a queste interessate manifestazioni di omaggio ha intrapreso, tuttavia, negli ultimi venti anni un percorso di allontanamento sempre più marcato da quei gruppi criminali che pretendono di conciliare la religione con la ratica della criminalità. Don Vito Puglisi e Don Peppino Diana sono stati uccisi per questo e per questo si battono da anni Don Luigi Ciotti, Don Franco e i tanti parroci che girano sotto scorta nei luoghi in cui lo Stato è debole. Sempre di più sa mettersi la Chiesa in quei luoghi, infatti, dalla parte della gente e dello Stato».

Resta ancora da affrontare, sul piano culturale e pastorale, il grande nodo della "religiosità popolare", così spesso alienante.

Il più delle volte è "religiosità indotta" dal mercato e poi presentata come popolare. Dovremo ritornarci su.