Succede a Cagliari, nella parrocchia di Sant'Eulalia. Ne parlai su questo blog il mese scorso. Adista del 31 luglio ne dà ampia notizia:
"La sera del 17 luglio mons. Mani – già ordinario militare per l'Italia dal 1996 al 2003 (e quindi con i gradi di generale di corpo d'armata) – si è recato in parrocchia per un'assemblea in cui avrebbe dovuto spiegare la rimozione del parroco, che non era stata ufficialmente comunicata né al Consiglio pastorale né alla comunità dei fedeli. Ma in chiesa – dove l'arcivescovo ha preteso che si tenesse l'assemblea nonostante fosse già stato allestito un altro spazio -, alle prime timide contestazioni dei parrocchiani, ha perso la calma e ha detto: "Questa non è una chiesa, è una baracca". A quel punto le proteste sono esplose e i fedeli hanno chiesto conto di quella che hanno percepito come un'offesa nei loro confronti: "Lei ha offeso la nostra comunità e tutti i sardi, un vescovo non può esprimersi in questo modo nei confronti dei fedeli". Dopodiché mons, Mani si è fatto il segno della croce, ha abbandonato l'assemblea e si è diretto verso la sacrestia, seguito da un gruppo di parrocchiani, fra cui l'antropologo Bachisio Bandinu (già direttore del quotidiano L'Unione sarda), componente del Consiglio pastorale, che l'ha invitato a giustificare la frase ed a riprendere il dialogo: "Lei è venuto qui anche per ascoltare, andiamo in un'altra sala e ci ascolti, se vuole parlo solo io a nome dei parrocchiani". Ma l'arcivescovo è stato irremovibile: "Avrei voluto comunicare la mia decisione al Consiglio pastorale ma cos' non si può dialogare" ha ripetuto. "Lei è un generale, sa solo imporre, ma noi non siamo l'esercito, siamo la Chiesa", hanno replicato alcuni fedeli a mons. Mani che ormai, guadagnata l'uscita, era salito in macchina per allontanarsi velocemente".
Il parroco non si è dimesso e, per ora, è al suo posto. Vedremo il seguito, ma è davvero bello e promettente constatare che in alcune parrocchie c'è chi sa disobbedire.