venerdì 24 settembre 2010

IL FOLLE, Kahlil Gibran A.

“Mi chiedi in quale modo io sia divenuto folle. Accadde così: un giorno, assai prima che molti dèi fossero generati, mi svegliai da un sonno profondo e mi accorsi che erano state rubate tutte le mie maschere – le sette maschere che in sette vite avevo forgiato e indossato -, e senza maschera corsi per le vie affollate gridando: “Ladri, ladri, maledetti ladri”.

Ridevano di me uomini e donne, e alcuni si precipitarono alle loro case, per paura di me.

E quando giunsi nella piazza del mercato, un giovane dal tetto di una casa gridò: “E’ un folle”. Volsi gli occhi in alto per guardarlo; per la prima volta il sole mi baciò il volto, il mio volto nudo. Il sole baciava per la prima volta il mio viso scoperto e la mia anima avvampava d’amore per il sole, e non rimpiangevo più le mie maschere. E come in trance gridai: “Benedetti, benedetti i ladri che hanno rubato le maschere”.

Fu così che divenni folle.

E ho trovato nella follia la libertà e la salvezza: libertà dalla solitudine e salvezza dalla comprensione, perché quelli che ci comprendono asserviscono qualcosa in noi.

Ma che non mi vanti troppo di essere in salvo. Anche un Ladro in un carcere è salvo da un altro ladro”: