giovedì 23 settembre 2010

O LA MENSA O LE BRICIOLE


19 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20 Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi» (Luca 16, 19 - 31).

Tutto il capitolo 16 potrebbe essere letto in questa chiave: "insegnamenti sulla ricchezza". Intanto, se abbiamo un po' presente lo svolgersi e la successione dei capitoli del Vangelo di Luca, non ci sarà difficile constatare che povertà e ricchezza sono temi che ritornano con un tale frequenza da diventare un ritornello. Dal cantico di Maria (1, 46-55) alla predicazione del Battista, alle "beatitudini ed invettive" in tutto il Vangelo, compresa la parabola del ricco stolto (12, 13-21), Luca ripropone sempre all'attenzione del lettore una doppia possibilità.
È possibile usare i beni secondo la logica del regno di Dio, che condivisione (16, 9), ma è impossibile conciliare la fede in Dio con la ricerca spasmodica della "ricchezza superflua". Una cosa è servirsi del denaro per vivere e far fronte alle necessità quotidiane, altro è "servire al denaro", cioè farne lo scopo, il centro, il "dio" della propria vita: o Dio o mammona.
Non sono qui prese di mira le ansie dei poveri e dei precari che cercano disperatamente il necessario, ma le avidità dei ricchi e dei garantiti. Gesù apre davanti a noi una possibilità che oggi è quasi un "miracolo": possiamo non attaccare il cuore al superfluo e possiamo percorrere il sentiero della condivisione. Come sempre, il nazareno addita un percorso costruttivo e ci invita ad entrare in questa strada.
Il cammino di una comunità cristiana deve continuamente rilanciare questa possibilità e questa esigenza.
Il "sovvertimento"
I versetti dal 19 al 26 fanno parte di racconti molto diffusi nel Vicino Oriente con relative "storie" di morti che si fanno messaggeri per i vivi: Fra i rabbini si conoscono almeno sette versioni di questo racconto" (Fred Craddock), ma essi non vogliono parlarci del mondo della risurrezione, ma farci riflettere sul "punto di vista di Dio".
Al banchetto del regno, cioè nel sentiero di Dio, non sta il ricco, ma il povero Lazzaro. Nella società del suo tempo Gesù osservava la estrema marginalizzazione dei poveri. Con la parabola viene indicato esattamente l'opposto: Dio pone i poveri al primo posto. Qui, con una manifesta ed impropria generalizzazione, Luca si rivolge ai farisei per indicare un ceto osservante e benestante.
Non è possibile, secondo l'evangelista, una teologia in cui Dio e "mammona" siano confortevolmente uniti l'uno all'altra.
Anzi la parabola va oltre: la ricchezza e il suo "culto" rendono i nostri cuori sordi e ciechi a tal punto che anche la testimonianza e l'apparizione di un morto infelice e "dannato" non servirebbero a nulla. L'immagine è volutamente fantastica e paradossale, ma punge sul vivo. Questa creazione letteraria veicola un messaggio che trovava una radice ed una eco nelle parole sferzanti dei profeti (Isaia 58, 6-7): l'osservanza religiosa senza la giustizia è una menzogna, una illusione.
Per Gesù bisogna ritornare al nucleo della fede, alla ricerca della volontà di Dio: "Hanno Mosè e i profeti: ascoltino quelli… Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscitasse" (31).
Gesù costituisce il richiamo continuo e radicale a cercare il "progetto" di Dio. Esattamente per questo leggiamo le Scritture nelle nostre comunità: per cercare, dietro le parole umane, la provocatoria parola del Dio vivente.
Questo "dibattito" tra povertà e ricchezza oggi attraversa tutte le chiese  cristiane e le religioni del mondo, ma entra anche dentro ciascuno e ciascuna di noi.
I recenti sviluppi e le indagini sulla banca vaticana dicono che occorre davvero cambiare in profondità. Per liberarci dalla "signoria del denaro" dobbiamo lasciare che Dio e i Suoi "eletti", cioè gli ultimi, occupino stabilmente il centro della nostra vita. Non ci sono mai riuscito davvero, ma voglio rinnovare il mio desiderio di conversione quotidiana.
Sotto i nostri occhi .
Finisco queste brevi considerazioni con un invito a osservare il desolante panorama contemporaneo. Sotto molti aspetti i ricchi che banchettano e i milioni di Lazzaro che giacciono fuori della  porta del palazzo sono ancora il desolante ed iniquo panorama del nostro oggi.
Non c'è la "mensa del regno di Dio" finché qualcuno banchetta e lascia ad altri le briciole. Senza illusioni, ma anche senza rassegnazione e disperazione, ciascuno e ciascuna di noi può fare qualcosa perché ci sia qualche posto di più alla mensa della fraternità e della sororità.