giovedì 9 settembre 2010

UNA LETTERA FIRMATA

Gentile don Barbero,

mi chiamo Ernesto, ho 21 anni e sono uno studente di filosofia a Bologna. Ultimamente, per puro caso, mi sono imbattuto in alcune sue interviste riportate su YouTube. Incuriosito ed affascinato dalle Sue posizioni, mi sono informato maggiormente sul Suo operato, e sono rimasto a bocca aperta.

Credo non sia esagerato dire che ho trovato commovente la sua frase "l'amore, se è vero amore, è un dono di Dio". Sono sicuro che si sentirà spesso dire che è bello che un sacerdote si discosti dalla dottrina vaticana per abbracciare quella di Cristo, e infatti (nonostante sia quello che penso) non le scrivo per questo.

Io sono ateo, per diverse ragioni: accanto a motivazioni spirituali personali, la principale è la mia inguaribile etica della razionalità. È sempre stata mia ferma opinione che una morale davvero "giusta" possa nascere solo dall'analisi critica e dal discorso razionale, perché solo senso critico e razionalità sono condivisi universalmente da ogni uomo, indipendentemente dalle proprie credenze.

Ascoltando le Sue interviste e leggendo quello che scrive sul Suo blog, però, mi sono trovato di fronte a qualcosa che ha scosso questa mia idea. E non perché condividiamo lo stesso pensiero riguardo a molte cose, ma perché Lei ha fatto dell'amore professato da Gesù un canone morale altrettanto valido di quello da me professato, se non migliore.

"L'amore è un dono di Dio" e, di conseguenza "ogni cosa fatta con vero amore è conforme a ciò che Dio vuole", quindi è una buona cosa è ancora più universale e bello come fondamento per il proprio agire etico, perché a differenza del ragionamento razionale non ha bisogno di premesse, di spiegazioni e di analisi. L'amore è amore, ed è qualcosa che ogni uomo e donna sulla Terra può conoscere e comprendere oltre qualsiasi barriera.

L'etica "vaticana" del dogma è sempre stata, secondo me, un freno allo sviluppo sociale e un tumore nel pensiero moderno: l mia idea è che qualunque imperativo morale che deve essere accettato e non può essere discusso non possiede nessun valore morale. È solo un'imposizione, un comando. Ma un'etica dell'amore, quella è un'etica genuinamente cristiana, ed è un'etica buona, giusta, perché non obbliga a fare del bene, ma ti mostra come l'agire bene sia di per sé bello e desiderabile.

La Sua etica è un'etica "laica" nel vero senso del termine: un'etica di tutti e per tutti, un'etica delle scelte e del compromesso, e soprattutto un'etica della convivenza e del rispetto.

Nonostante la mia avversione per l'idea di "Dio" ho sempre letto con piacere e rapimento i Vangeli (e non solo i quattro canonici), affascinandomi della figura di un uomo che predicava con tanta chiarezza e semplicità l'idea di amarsi e non farsi del male a vicenda, e chiedendomi dove fosse quel sentimento di amore e protezione vicendevole nel Cristianesimo. La ringrazio per avermelo finalmente mostrato, e grazie anche per la prospettiva fresca e nuova che le Sue parole hanno aperto nei miei sistemi filosofici.

Con profondissima stima, e nella speranza che "amore" (e non più "interesse") diventi il metro per misurare la bontà delle azioni umane, siano esse fatte in nome di Dio o di se stessi.

Ernesto