giovedì 28 ottobre 2010

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

                            GESU’  E  LO  STROZZINO

[1]Entrato in Gerico, attraversava la città. [2]Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, [3]cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. [4]Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. [5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». [6]In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. [7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». [8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». [9]Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; [10]il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Luca 19:1-10

Ho sempre letto con un pizzico di diffidenza questa pagina del Vangelo di Luca perché nella mia vita ho constatato che chi è “molto ricco” è refrattario alla conversione.

Questo Zaccheo  che dà ai poveri la metà dei suoi beni e che restituisce quattro  volte tanto  ciò che ha rubato, mi è sembrato un  “caso unico” o una bella favola….

In realtà mi sono lasciato depistare e fuorviare da alcune mie constatazioni.

Il brano, invece, ci apre ad una realtà incontestabile e ad una fiducia estrema: l’incontro con Gesù e il suo messaggio può cambiare la direzione di una vita. Parecchie persone, incontrando Gesù, avevano radicalmente cambiato vita. Luca, parlando alla sua comunità, riprende la memoria del passato per tenere aperta questa possibilità davanti ai fratelli e alle sorelle che con lui cercavano di seguire il cammino di Gesù. Dunque, incontrare Gesù può voler dire non mettere un po’ di vernice nuova su una parete vecchia, ma costruire una parete nuova, una esistenza radicalmente nuova.

Questo succede ancora oggi: ad una “vocazione” radicale può seguire una risposta altrettanto radicale.

DUE IMPURITA’

A dispetto del suo nome che in ebraico significa “puro”, Zaccheo era capo degli esattori delle tasse e per giunta molto ricco.

 Il compito di raccogliere le tasse, in ogni area geografica, veniva normalmente assegnato ad una persona ricca e potente, il più delle volte a qualcuno che non fosse nativo della regione. Egli, a sua volta, divideva l’area assegnata in distretti con dei capi esattori che, a loro volta, utilizzavano persone del luogo per la raccolta vera e propria. Il sistema permetteva di raccogliere somme superiori a quelle da inviare al governo. Le porte della corruzione, dunque, erano molto ampie” ( F. Craddock).

Collaborazionista con la dominazione romana e molto ricco, Zaccheo era un peccatore pubblico, escluso dalla sinagoga e tagliato fuori dal tessuto sociale, una persona il cui contatto era da evitare perché rendeva impuri.

Gesù, in aperto contrasto con le regole vigenti, non solo dà attenzione a questo impuro e strozzino, ma si invita a casa sua. Qualcosa di peggio di una trasgressione, di uno scandalo. Il nazareno ha saltato il fosso da “amico dei pubblicani e dei peccatori” (7,34). Un proverbio medio-orientale suona così: “Li ho visti a tavola e ho capito chi sono”. La tavola è il segno della vicinanza, del superamento della “separatezza”, il luogo in cui ci si mette alla pari. E poi….varcare la soglia di casa di un “impuro”…voleva dire collocarsi dalla sua parte, accettarlo.

Il messaggio non  ha bisogno di tante spiegazioni. I benpensanti mormoravano… Non avrebbero avuto nulla da ridire se Gesù si fosse invitato  a casa  del capo della sinagoga o di qualche signorotto locale.

Luca sembra ricordare alla sua comunità, forse tentata di ammorbidire l’insegnamento del maestro, quali sono i “luoghi” del regno di Dio.

Nei secoli le chiese hanno preferito i puri e, se hanno pranzato con i ricchi, lo hanno fatto per concordare affari (vedasi lo IOR o banca vaticana) e non certo per “dare ai poveri il doppio…”

Gesù continua oggi come ieri a “parlare”al cuore di tante persone dichiarate  “impure” dalle gerarchie ecclesiastiche e dalle convenzioni sociali. La nostra chiesa ha cambiato tavolo e ha cambiato convitati. Questa è la tragedia del cattolicesimo ufficiale. Certo, Dio rompe ogni argine e sa  penetrare  nei cuori senza escludere nessuno, ma io Lo ringrazio ogni giorno perché ho potuto vivere tutto il mio ministero  in compagnia degli “impuri”, dei “peccatori”. E’ stata l’esperienza decisiva che più mi ha aiutato ad aprirmi almeno un poco al messaggio di Gesù e a non rinchiudermi nell’orticello paludoso dei puri, dei buoni, dei pii.

LA CONSEGUENZA

Il coraggio di Gesù, anzi la sua risposta alla chiamata di Dio, lo avvicinarono sempre di più al mondo  dei maledetti, degli emarginati, degli impuri, delle donne di strada, delle persone senza onore e senza storia.

Chi si avvicina davvero agli emarginati  e fa sua la loro lotta e le loro speranze, diventa egli stesso emarginato. Spesso succede che chi “si occupa dei poveri” abbia successo e diventi ricco…ed allora c’è qualche inganno…

Per ciascuno/a di noi l’indicazione è precisa: bandire le “tavole” dei benpensanti e “sporcarsi “ con gli impuri nella chiesa e nella società. Certo, la “buona notizia” dell’amore di Dio è per tutti, nessuno/a escluso/a. Ma  Gesù è partito dai marginali, dai “peccatori e pubblicani” e noi cristiani spesso continuiamo a tenerci a distanza o a guardare dall’alto in basso gli impuri. Dobbiamo cambiare strada perché sono ancora gli “impuri” che raccolgono con gioia il messaggio del Vangelo e maturano decisioni concrete di cambiamento e