"Sarebbe bastato chiarire bene all'opinione pubblica di una nazione che proviene da una feroce dittatura che Battisti è un semplice assassino e non un combattente antifascista.
La minaccia di ritorsioni sugli accordi economici italo-brasiliani è la più ridicola. È un'arma spuntata, che si usa sempre di meno, anche contro i regimi più antidemocratici. E meno che mai si usa con quelli amici e alleati. Nel caso del Brasile, poi, non può portare ad altro che alla sostituzione dell'Italia con un altro partner, visto che nella maggior parte degli scambi commerciali è il Brasile a comprare e noi a vendere.
Non so a chi sia venuto in mente mescolare affari e cooperazione giudiziaria con il Brasile, ma è una linea dissennata e stravagante che un ministro degli Esteri dotato di un minimo senso degli interessi nazionali non dovrebbe mai perseguire alla leggera o farsi imporre dal proprio governo.
Gli ex-camerati italiani che urlano contro il Brasile minacciando di tagliare i viveri non hanno idea di quel che dicono. Quel paese è ormai una potenza mondiale, una strepitosa storia di successo con un PIL vicino al nostro e quasi 200 milioni di abitanti. È la nazione leader di un intero continente, grazie a una classe dirigente e a un presidente socialista che in meno di un decennio ha saputo guidare il paese fuori dal Terzo Mondo rispettando democrazia e diritti umani, riducendo la criminalità e tirando fuori dalla povertà 24 milioni di persone" (Pino Arlacchi).