Si tratta dell'antico vezzo italico di sostenere e auspicare supposte illazioni nella speranza che possano avverarsi. Ma si tratta di ipotesi sperate, agognate, sognate (forse) , ma pur sempre supposte e non verificabili nella concretezza.
Il presidente del consiglio si diletta in questo esercizio presentando una realtà di comodo, in modo che il popolo italico possa elaborare i suoi sogni in supposte illazioni e poter dare fiato alle trombe per esorcizzarle. Ma la collaudata consuetudine all'ascolto sempre più distratto, porta a non credere più alle affermazioni cavalleresche, sapendo benissimo che saranno smentite dai vari portavoce sempre pronti a confermare o smentire a seconda, e in ossequio, degli ultimissimi ordini ricevuti.
Affermazioni e smentite, accuse e ritrattamenti, insulti e negazione di averle mai proferite, il tutto nella incertezza di dover decidere quale sia la verità del giorno (che sarà smentita in serata).
Agli attoniti e sempre disponibili seguaci, ormai artrosicamente piegati a 90°, non resta che elaborare le vicissitudini raccontate e trasformarle in supposte certezze. ma prevalentemente supposte.