Il futuro che conta, nel mondo che conta, da un pezzo non è più nel nostro paese. L’ex bella Italia sprofonda nel marasma del suo destino fatale di Italietta che sguazza nello sconcio di corruzione servilismo opportunismo e provincialismo. Il governo non governa perché il destino dei cittadini è la sua ultima occupazione e preoccupazione, impegnato com’è a tenere incollato alla sedia del potere il padrone.
L’elettorato che ha votato e che probabilmente in gran parte continuerà a votare per Berlusconi ha una vocazione fideista. Non vede, o non vuole vedere, il disastro che pure è visibile ad occhio nudo. I suoi fans non vogliono rinunciare al sogno fasullo e falso che il Cavaliere continua a promettere.
E l’opposizione? In gran parte non sa ascoltare i coraggiosi e i lungimiranti di ogni schieramento che la pungolano a unirsi per fare un’opposizione vera e salvare il Paese dalla desertificazione sociale ed economica.
Molti oppositori preferiscono ascoltare i consiglieri interessati alle loro prerogative di potere. Prevalgono ancora i tatticismi, i distinguo ideologici, le logiche di schieramento che, considerate le condizioni in cui versa la nostra economia e alla luce delle trasformazioni globali, diventano questioni di lana caprina rispetto al dramma delle fasce sociali più fragili.
Nel frattempo negli Stati Uniti l’uomo da Barack Obama incaricato di garantire la trasparenza finanziaria, sembra stia gettando la spugna. Ogni terzo mercoledì del mese nove megabanche si riuniscono per riprendere la speculazione senza controlli come prima della crisi, con l’amorevole sostegno della maggioranza repubblicana. Facciamo gli scongiuri che agli speculatori non venga in mente di prendere di mira specificamente l’Italia.
(Moni Ovadia)