giovedì 27 gennaio 2011

PADRE KIZITO RICONOSCIUTO INNOCENTE

NAIROBI-ADISTA. “Sono lieta di dichiarare che l’on. Procuratore Generale, dopo un’attenta analisi del fascicolo penale, ha disposto quanto segue: non vi sono prove sufficienti per procedere contro l’indiziato”; pertanto “si consiglia l’archiviazione del fascicolo”. È quanto scrive la sostituta procuratore in Kenya, Alice Ondieki, in un lettera inviata al direttore delle Investigazioni criminali a Nairobi, in merito alle accuse di abusi sessuali che tra giugno e luglio 2009 avevano trascinato p. Renato ‘Kizito’ Sesana nell’occhio del ciclone mediatico, tanto in Kenya quanto in Europa. P. Kizito, religioso comboniano conosciutissimo per le sue attività umanitarie in Kenya, in Sudan e in Tanzania, è tra l’altro il fondatore delle comunità d’accoglienza Koinonia per giovani keniani a rischio (soprattutto ragazzi di strada), organizzazione che vive di lasciti e finanziamenti filantropici e che ha messo a disposizione dei poveri i centri di aiuto e recupero edificati su terreni di proprietà della comunità che hanno raggiunto un valore di qualche milione di euro.

“In deposizioni scritte e giurate, comunicati stampa e interviste ai media” – si legge in un comunicato della Comunità Koinonia, diffuso il 21 dicembre scorso, e firmato dal responsabile delle comunicazioni Eric Sande – quattro ragazzi “accusavano p. Kizito di essere un pedofilo che nel corso degli anni aveva commesso abusi su centinaia di bambini. A queste accuse era stato dato ampio risalto dai media sia attraverso la stampa locale che internazionale, culminando in un vero e proprio linciaggio mediatico”. P. Kizito è stato anche “accusato di avere illegalmente architettato l’allontanamento dei suoi accusatori dall’amministrazione fiduciaria della Comunità Koinonia, come ritorsione nei confronti di coloro che lo avevano denunciato”. Invece, l’allontanamento era stato opera di due collaboratori di Kizito, che avevano profittato della temporanea ma discretamente lunga assenza del religioso anche per avviare la vendita di tutti i beni dell’organizzazione umanitaria. Le accuse di pedofilia sarebbero state una ritorsione contro Kizito per aver, questi, scoperto i piani dei malfidati collaboratori.

Dopo le pesanti accuse del 2009 montava, in soccorso del comboniano, “un’incessante campagna di supporto internazionale”, da parte dell’associazionismo e della stampa “amica”, che bene sapeva dei minacciosi interessi economici sulle comunità, che avrebbero tratto giovamento dalla rovina di p. Kizito.

In seguito, poi, i giovani “hanno ritrattato le loro accuse, dichiarando inoltre di aver ricevuto denaro per implicare l’indiziato”. Anche le immagini allegate come prove del reato si sono rivelate un falso: “Analisi mediche – si legge ancora – hanno confermato che la persona nelle immagini che erano circolate non è l’accusato”. Resta però ancora da chiarire “chi abbia ottenuto il Cd e da dove”. Si è trattato, afferma ancora il comunicato, di una delle tante campagne mediatiche lanciate “senza prima condurre indagini soddisfacenti a sostegno di tali accuse contro persone innocenti, che lavorano al servizio degli svantaggiati, per screditare loro e la loro Chiesa, da parte di persone guidate dalla meschina, egoista e miope prospettiva del vantaggio economico”.

Il comunicato si conclude con il ringraziamento a quanti hanno sostenuto il missionario in questo periodo difficile, durato oltre un anno e mezzo, e con un monito: “L’equità procedurale e la responsabilità sociale richiedono che i media locali e internazionali che hanno citato sfavorevolmente p. Kizito in diversi articoli, associando il suo nome al contesto della pedofilia, diano ora il giusto risalto alla sentenza conclusiva. Alla persona di p. Kizito devono essere restituiti il rispetto e la dignità che merita”.

“Finalmente è arrivata la notizia ufficiale. Padre Kizito è innocente”, ha commentato lo scorso 23 dicembre un comunicato della Tavola della Pace: “L’attacco a Padre Kizito è stato molto pesante e aveva il chiaro obiettivo di allontanarlo dal Kenya rubando il patrimonio costruito dalla Comunità di Koinonia, dall’Associazione Amani e da tantissime generose donazioni. È il trionfo della verità e della giustizia. Siamo felici per Kizito, per la sua comunità, per i suoi bambini e per tutti i suoi amici che con lui hanno sopportato il peso di questi lunghi mesi di accuse, calunnie, indagini e ipocrisie”. (giampaolo petrucci)

(da Adista, 8 gennaio 2011)