Business chiama guerra
La guerra non è più unoccasione difensiva da una aggressione esterna, né una manovra aggirante per dilatare confini e procedere a conquiste; la guerra è suggerita dagli affari delle medesime persone che gestiscono i governi di nazioni che, per un motivo o un altro, trovano ragioni di contendere.
LItalia, così malamente governata da un presidente del consiglio definibile come un uomo per tutte le stagioni, spazia tra una politica interventista e un'altra mediatrice, a seconda della maturazione di interessi personali del medesimo presidente del consiglio.
Quando Bush decise unilateralmente la guerra in Iraq, mentendo sulla presenza di armi di distruzione di massa, Berlusconi impose ladesione a quella guerra, che, con ipocrita fantasia, venne battezzata missione di pace; una missione di pace sotto legida del Codice militare di guerra e sotto comando inglese, dichiaratamente in guerra, che costò la vita a 19 soldati nellattenjtato di Nassirija.
Casualmente si verificò una coincidenza che meriterebbe unapprofondita valutazione: finanziatori americani, dei quali non sono mai stati resi noti i nomi, non trovando in nessuna parte del pianeta dove investire i loro risparmi, si riversarono in Italia e, sempre casualmente, in modo particolare ed esclusivo nelle aziende di Berlusconi, sullorlo di un fallimento storico, oberate da 4,5 miliardi di dollari di debiti; le aziende pagarono i debiti e avanzarono due miliardi dei quali non si è saputo più nulla, neanche nelle dichiarazioni dei redditi.
Il turno adesso tocca a Gheddafi, sanguinario dittatore, già colpevole di attentati con centinaia di morti, ma detentore abusivo di enormi riserve di petroli, peraltro di eccellente qualità.
Questo governo ha chiuso entrambi gli occhi su tutto, ha accettato le stravaganze del folle di Tripoli, le esibizioni delle valchirie guardie del suo augusto corpo; in nomne di una pacificazione gli è stata promessa unautostrada, 5 miliardi di dollari, in cambio petrolio e gas; questo almeno la parte del business che compare, perché lautostrada deve costruirla Impregilo, unitamente ad una intera città satellite; dentro laffare cè anche lENI e lENEL, nonché la fornitura di mezzi militari, armi e quanto altro.
Lombra di un conflitto di interessi da parte dei due sottoscrittori dellaccordo, si materializza sfacciatamente, specie conoscendo lassoluta assenza di scrupoli in entrambi.
In un circuito di denaro di tale dimensione, chi sta seduto al posto di comando determina scelte e opzioni estremamente remunerative.
Ma il popolo libico si è ribellato a 42 anni di dittatura feroce e ne è venuta fuori una guerra civile, che il mondo è chiamato a neutralizzare per evitare una pulizia etnica dalle conseguenze gravissime.
LItalia è chiamata a fare la sua parte, ma il governo tentenna; prima non interviene per !non disturbare il colonnello impegnato ad ammazzare quella parte dissidente del suo stesso popolo; quindi, costretto dalle alleanze fornisce basi e aerei, ma poi si pente; prova dolore per il carnefice del popolo libico e ne prova certamente di più dovendo considerare sfumati ricchissimi accordi.
Questo governo, così servile con Gheddafi al punto di umiliarsi a chinarsi per baciare la mano lorda di sangue, non è quello che ci vuole per gestire una crisi politica e diplomatica che pone lItalia in una sponda opposta al colonnello; troppi interessi comuni tra i due governanti determinano incertezze, tentennamenti, e difese dufficio, con la giustificazione secondo la quale Gheddafi si ostina a rimanere al potere per non esporsi al tribunale dellAja che vuole processarlo per crimini contro lumanità
. Accomunato in questa ostinazione allo stesso Berlusconi, che si ostina a rimanere al governo perché solo da quella poltrona può tentare una strenue difesa DAI processi, visto che NEI processi non può vantare speranze assolutoirie.
Rosario Amico Roxas