venerdì 10 giugno 2011

CONTRO I CAMPIONI DELL'AMBIGUITA' DIALOGO E COERENZA

 

Credo che rispetto alla tematica “Fede, chiesa e omosessualità” sta avvenendo un cammino di riflessione e di impegno nel quale personalmente mi trovo inserito esattamente da 48 anni.

I passi sono lenti, ma i frutti esistono. Da decenni – questo davvero conta – molti omosessuali vivono in pace l’esperienza di vita e di fede senza più dipendere dal giudizio della gerarchia. Questo percorso è fecondissimo.

Taluni vescovi, sotto la pressione delle scienze umane e del fiume crescente degli omosessuali credenti, hanno dovuto accettare il dialogo. I gruppi di cristiani omosessuali, sia pure con pratiche diverse, hanno valorizzato ogni pur piccola apertura.

Certo, i processi avvengono con lentezza eccessiva. Ma il danno peggiore non è la lentezza. Sono i “campioni dell’ambiguità” (come il documento della diocesi di Torino o le riflessioni di don Ermis Segatti…) a compromettere la limpidezza del cammino. Non servono i discorsi fumosi nei quali ci si nasconde dietro parole come “comprensione, dialogo, accoglienza, rispetto” quando non si denunciano le posizioni della gerarchia e dei documenti ufficiali.

L’unico dialogo possibile è nella chiarezza e nella onestà. Occorre una vera “ritrattazione” della gerarchia su tutta la questione omosessuale e non basta qualche “benevola concessione” agli omosessuali.

Credo che il vento di Dio soffia e anche i sordi possono ascoltarlo. Credo che sia possibile coniugare mitezza ed audacia, dialogo e coraggio: tutti ingredienti necessari per un mondo più giusto e più felice, per una chiesa più umana e più gioiosa.

Sono stato in questi giorni a Roma in occasione dell’europride per ben tre incontri fecondi e pieni di riflessioni puntate sul cammino dei diritti. In questa Italia e in questa chiesa ci vuole più coraggio, ma davvero quando si semina il Vangelo, cresce la libertà.