“Ti seguirò dovunque andrai, tu che sei il viandante, lo straniero.
Il viaggio della vita lo farò con te.
Sono pronto a tutto, vedrai, anche a dare la mia vita...
Invece cosa hai visto, Signore?
Non c’era molto da vedere, e anche quel poco non era bello.
Quando per la prima volta la strada ha cominciato a salire
ho detto che era troppo dura, e mi sono seduto,
rifiutandomi di andare avanti, come un asino testardo.
Quando è venuto il momento della prima fermata,
la prima locanda piena di sorrisi,
la prima chiesa con un sapore di cielo,
mi sono riposato prima di essermi stancato,
e tu sei ripartito, solo.
Ho voltato le spalle alla città che tu volevi costruir.
Dentro di me, Signore, ti ho dato torto,
per il tuo camminare troppo in fretta o troppo adagio,
per il tuo vagabondare,
e perché non vuoi portare nulla nella tua bisaccia.
Ho avuto paura che una vita come la tua
mi portasse alla morte. E ho detto:
“Non ti seguo più. Tutto ha un limite.
Non bisogna esagerare”.
Ho guardato quello che sono,
e mi sono dato ragione.
Ho guardato quello che sei,
e ti ho dato torto.”
(JY Quellec)