Trovate questo bellissimo testo nel volumetto “Un catechismo per la libertà” (Edizioni La Meridiana, Molfetta, info@lameridiana.it ).
“…La strada è una cassa di risonanza di tutte le gioie e di tutti i guai dell'uomo. La strada luogo di uguaglianza per eccellenza, non è delimitata da nessuna frontiera, ma in essa, come in nessun altro posto, si manifestano le disuguaglianze più palesi e laceranti. È il luogo della vita vera, il quadro vivente, trepidante di ogni società umana. Perché è da lì che salgono tutte le rabbie e le disperazioni, le sofferenze e le rivolte.
Nella strada gridiamo contro l’ingiustizia, l’incomprensione, ci raduniamo, ci uniamo, e per di più resistiamo. Nella strada i più deboli, gli oppressi, gli esclusi e gli abbandonati si ritrovano, si radunano per urlare il loro sconforto. Tristezza e rancore? Non solo… Perché in questo calderone di tutte le turbolenze fermentano ugualmente le idee di libertà, di giustizia e di fraternità.
È lì, negli spazi aperte delle città, tra le mura degli agi, dell’egoismo e della paura che troviamo coloro che rifiutano di piegare la schiena con la scusa di qualunque fatalità socio-economica e coloro che non credono agli imperativi di un tempo divenuto per forza disumano.
Perché l’umano è nella strada. Il cuore del popolo di Dio batte a livello del selciato e il Vangelo spinge senza posa ad “uscire al di fuori”, invita in permanenza a confrontarsi con le avanguardie di una società in continua evoluzione. Ignorarlo, restare alla finestra, rifiutare di mescolarsi alla vita che scorre sotto i nostri piedi è come guardarsi in uno specchio rotto. Quello che vi vediamo è solo il ritratto falsato e sbriciolato della realtà e del futuro.
Per fortuna vi sono dei cristiani che prendono il rischio di immischiarsi direttamente, anche brutalmente, nei dolori e nelle gioie, nelle tragedie e nelle feste di questo mondo. Se vogliamo diventare uomini e donne della strada di Gesù non possiamo disertare “le strade umane” dove si sentono e si vivono i dolori e le gioie. Lontano dalla strada ci si fabbrica un mondo a parte, dove possono prosperare l’isolamento, l’astrazione o il privilegio.
Ci sarà sempre bisogno di teologi e di teologhe, di ministri/e che accompagnino con autorevolezza e saggezza il “popolo di Dio in cammino”, ma occorre scendere dai troni, ripartire dalla polvere della strada. Altrimenti continueremo a scrivere documenti o celebrare sinodi che restano lettera morta…”.