Le zizzanie e il buon seme
v. 36-43, 47-50; 1Co 3:9; 4:5
24 Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. 27 E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania?" 28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. 30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"».
Questa pagina evangelica ha immediate risonanze nel mio cuore. Da ragazzo, prima di entrare in seminario, ero assiduo chierichetto in una parrocchia della mia città. Era parroco un sacerdote che aveva un vocione che mi incuteva paura. Quando poi arrivavano certi passi biblici sul "giudizio finale" o sulla zizzania, allora diventava furente.
La parabola della zizzania era il suo pezzo forte: si scagliava contro i comunisti con una tale violenza verbale e gestuale che io per due o tre notti non riuscivo a prendere sonno.
(Ora una simile violenza la usa solo qualche cardinale e qualche prete contro gli omosessuali).
Il "dramma interiore" di me, bambino inconsapevole, era acuito dal fatto che il mio primo maestro (di cui ero innamorato perchè trattava tutti con affetto) era noto come comunista in tutta la scuola.
"Dunque, mi domandavo, c'è anche una zizzania buona?".
Diventato prete subito accelerai sul piede della disobbedienza e inclinai verso la "zizzania" del mio caro maestro, che mi sembrò il campo del buon grano.
"Quelli che portano discordie nella chiesa o sono dei giuda o sono zizzania", tuonavano i sacri palazzi. La matassa si faceva complicata, ma cominciavo a capire che il mondo non si taglia come il parmigiano.
Oggi questa parabola, anche per i precedenti personali ai quali ho accennato, mi è particolarmente cara.
Prima di tutto per me: guardando il mondo e le chiese cristiane non sono mai sicuro di saper individuare dove stia il grano buono e dove siano le erbacce.
Certo, per mia fortuna, le "divisioni" precise suggerite dal catechismo non mi tornano più.
Tanto per non scappare dalla realtà, mentre il settimanale cattolico Avvenire elogia la legge votata alla Camera sul testamento biologico perchè dà sostegno "alle ragioni della intelligenza e del bene morale della vita e della sua inviolabilità", moltissimi/e cittadini e cristiani pensano che si tratti di una legge immorale, violenta, liberticida oltrechè anticostituzionale.
Come cristiano e come prete lo ritengo il frutto di una sporca trattativa tra governo corrotto e un vaticano integralista.
DUNQUE........
Dunque, le cose sono più complesse. Nel mondo, nelle chiese, nelle nostre comunità, in ciascuno/a di noi grano e zizzania stanno e crescono insieme. Non dico questo per mettere tutto e tutti sullo stesso piano. Infatti, più che mai è attuale e doveroso il richiamo del Vangelo a stare svegli e a discernere.
Nè si può, in nome di una comune contaminazione e parentela con la zizzania, mollare la lotta per un mondo più giusto e per una chiesa in cui cresca in abbondanza il grano buono della corresponsabilità e della condivisione.
Forse la parabola svela uno degli aspetti più profondi e significativi dell'opera e e del messaggio di Gesù: a lui non interessava raccogliere attorno a sè una schiera eletta. Egli voleva operare nelle strade dei villaggi, tra i "puri" e gli "impuri", non avendo alcuna simpatia per i maestri della sublime perfezione.
Noi ci siamo specializzati a dividere il mondo in credenti e non credenti, in salvati e dannati, in ortodossi ed eretici, in clero e laici, in etero e omo.......
Abbiamo costruito muri e frontiere, codici e regolamenti..............
Si direbbe che abbiamo rovesciato completamente la prassi di Gesù. Non è proprio un particolare irrilevante......
UNA CONVIVENZA INEVITABILE
Il cammino cristiano non è fatto per ritirarci in una isoletta di pace. Ci è chiesto di vivere la compresenza del bene e del male, di accettarne la lotta, di vivere questa tensione, Tanto più che "i figli del maligno" (per usare questa efficace metafora biblica) "sono dentro e fuori di noi, crescono ed esistono all'interno delle nostre comunità e all'esterno, nessuno ne è esente ed immune e tutti dobbiamo farci i conti "(don Alessandro Santoro).
Fatta questa constatazione, diventiamo più disponibili a lavorare con fiducia nel mondo e nella chiesa, con umiltà e con audacia, con spirito critico e con animo costruttivo.
Tenere insieme questa tensione esige un cammino in cui si crede davvero nella azione del granello di senape e del lievito che fa fermentare la massa.
O DIO,
che ci collochi nel Tuo campo
per far crescere il grano del Tuo regno
di amore e giustizia,
donaci saggezza e coraggio,
pazienza e perseveranza.
Possa la fiducia che riponiamo in Te
aiutarci a vedere il grano che cresce,
anche quando la zizzania sembra prevalere.
Le nostre mani non si stanchino
di gettare piccoli semi di speranza e di condivisione.