STATUE DI MADONNE IN TRASFERTA
Per questa domenica voglio offrire ai lettori e alle lettrici del blog una riflessione critica e costruttiva su una vera e propria INDIGESTIONE MARIANA che invade molte persone da Bergamo a Cavour a Napoli. Infatti in questi ultimi 10 giorni una delle statue della madonna di Fatima sta girando in nome della religiosità popolare.
Culto del papa e culto della madonna stanno sempre più insieme per coltivare una religione infantile.
Vorrei che qualcuno mi dicesse in che cosa tutto questo si differenzia dall’idolatria.
Questa papolatria e mariolatria non sono veri e propri culti idolatrici? Non sono queste celebrazioni cultuali dei veri depistaggi dal Vangelo? Non siamo di fronte a liturgie pagane verniciate di cristianesimo? L’affidamento che un cristiano, una cristiana compie nel suo itinerario di fede non è rivolto e riposto esclusivamente in Dio? Non ci insegnano forse questo affidamento a Dio le Scritture dei due Testamenti?
Questa Maria, tutta cattolica e papalina, che cosa ha ancora in comune con quella donna ebrea che adorava Dio con una fede profonda tanto da poter accompagnare nel suo cammino un figlio come Gesù? Se potesse intervenire oggi, sarebbe forse la prima a ribellarsi e a mandare in frantumi tante statue e statuine che offendono la realtà della sua vita e la qualità della sua fede.
Gli eccessi mariani, tanto incoraggiati dalla gerarchia cattolica, maschilista e sessuofobia, sono perfettamente funzionali alla emarginazione delle donne che ha secoli di storia nella chiesa cattolica.
Vi raccomando di leggere il bel libro di MICHELA MURGIA ( Ave Mary, Einaudi editore) dove troverete pagine che illustrano in modo semplice e pacato questa teologia papale verniciata di parole nuove per esprimere il pensiero misogino di sempre.
Domani a Siena le donne di “SE NON ORA QUANDO?” ( tra loro molte credenti ) porranno un’altra pietra nel cammino di liberazione invitando uomini e donne, credenti e non, a proseguire l’impegno in ogni luogo della società e della chiesa.
Chi vuole trovare il mio commento di Matteo 13, 1-23, lo cerchi nell’anno 2008.