giovedì 20 ottobre 2011

I DUE CARDINI DELLA PORTA


[34] Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme

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35] e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:

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36] "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".

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37] Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

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38] Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

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39] E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

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40] Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".


Matteo è davvero un audace polemista. Mentre Marco (12,28 ) mette in scena uno scriba che interroga Gesù con un fare pieno di emozione e di simpatia, Matteo parla chiaramente nei termini dello scontro frontale con i farisei e con un "dottore della Legge".
In Marco si tratta di due persone sinceramente in ricerca. Qui il "tono" è completamente diverso e ci si fronteggia.
Ma sia Marco che Matteo sono accomunati da una proposta originale: il comandamento dell'amore ha due direzioni fondamentali, il primo e il secondo comandamento. Dunque, Matteo ci parla di "un grande e primo comandamento" e il secondo è simile a questo".
Ma il testo, più che su una "gerarchizzazione", sembra voler insistere sul fatto che i due precetti sono indissociabili.
I due comandamenti affermano in modo vigoroso e chiaro che l'uno rimanda all'altro, l'uno è indissolubile dall'altro. Secondo Marco e Matteo, Gesù afferma questa "associazione" tenendo conto delle dispute presenti nel suo tempo fra scuole diverse.
 
Una lezione preziosa
 
A dire il vero, io debbo superare una difficoltà iniziale che enuncio: ogni giorno ovunque e un pò tutti parliamo di amore. Questo uso e abuso della parola amore mi dà un certo fastidio.
Il rischio è la routine, l'abitudine, l'irrilevanza delle parole che pronunciamo.
Questo invito di Matteo ad interrogarmi sui due versanti, sui due pilastri, mi aiuta a porre uno sguardo più attento nella mia vita. Se "da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti", se cioè la mia vita di fede sta o cade in rapporto al loro adempimento, allora l' interpellazione è seria e feconda.
 
Voglio amarTi, o Dio
 
E' fin troppo facile liquidare il "comandamento" dell'amore di Dio e darlo per scontato o, equivocando, contrarlo nell'amore del prossimo.
Voglio, invece, dire apertamente a me stesso e alle persone con cui vivo, che per me Dio è il principio e il porto, la presenza che sorregge la mia vita nel tempo e la mèta verso cui cammino.
Sento la fede in Dio come il respiro di tutto il mio essere, la sorgente dell'energia che fa vivere il creato: "L'intero mondo fisico stesso è il luogo dell' abitazione misericordiosa dello Spirito, sacramento primordiale della presenza divina" (Elisabeth Johnson).
Anch'io ho vissuto e vivo le inquietudini, i tormenti, le domande brucianti che solleva il trionfo degli empi, ma posso e voglio dire con Gandhi: "Sono più sicuro della Sua esistenza che del fatto che noi e io siamo qui in questa stanza. Posso quindi testimoniare che potrei magari vivere senz'aria e senz'acqua, ma non senza di Lui. Potreste cavarmi gli occhi, ma questo non potrebbe uccidermi. Potreste tagliarmi il naso, ma nemmeno questo mi ucciderebbe. Distruggete, invece, la mia fede in Dio e sarò morto".
(il mio credo, il mio pensiero, Newton Compton, Roma 2008, pag. 75).
Raccomando a voi lettori e lettrici di queste righe le pagine che Vito Mancuso ha scritto al riguardo nel suo ultimo libro "Io e Dio" (Garzanti).
Ecco perchè non posso più guardare al mondo senza pensare a Dio, senza cercare le tracce della Sua Presenza d'amore, senza adorare il Suo mistero più grande di ciò che si vede e si sa.
So che tutte le dottrine teologiche non sono che fragili e ombrosi tentativi di avvicinarsi alla Sorgente.
Per questo nella gioia e nel dolore, dalla giovinezza alla vecchiaia "ho consumato i miei occhi a cercare il Suo volto". Per questo, in solitudine e in compagnia, ogni giorno mi rivolgo a Dio in preghiera con una libertà che va oltre ogni galateo.
E' questa "presenza amica" che mi spinge nella mischia, dalla parte degli ultimi a portare il mio piccolo mattone per la costruzione di un mondo più giusto e più felice.
Davanti a Lui porto le mie gioie, le lacrime, gli affanni e le speranze.
 
Esiste la connessione
 
Nella fede, come bene ci ricorda la pagina di Matteo, ogni volta che mi rivolgo a Dio, Egli mi manda alle mie responsabilità: "dov'è Abele, tuo fratello?".
Non posso permettermi con Dio un amore evasivo, spiritualista, perchè non posso staccare le due facce della medaglia.
"La conclusione è che tutta la Torà e anche i profeti sono "appesi" a questi due precetti, come una porta sta sospesa a due cardini, uno più alto e uno più basso.
Ma la porta non gira su un cardine solo!". (Alberto Mello).
 
O Dio,
 
Ti do mille nomi, ma Tu sei Oltre.
Ti affacci da mille finestre e "gridi" su tanti sentieri e da molte bocche.
Spesso Ti ho avvertito come assente, come se fossi distratto rispetto a noi,
Tue creature.
Ma spesso ho visto la Tua presenza nei mille percorsi di giustizia e di pace che il Tuo amore continuamente suscita.
La fiducia in Te è per me sorgente d'acqua viva ogni giorno.
Contare su di Te ha dato gioia al mio vivere.
So che Tu sei il "porto al quale ogni cosa ritorna" e credo fermamente che anche la mia vita sarà accolta nel Tuo abbraccio pieno d'amore e di mistero.
Così di ogni vita.
Vorrei che la mia vita testimoniasse a chi fa il cammino con me che la nostra esistenza è un viaggio con Te e che nulla andrà perduto nella carovana del creato.