domenica 16 ottobre 2011

LA CHIESA DI OLMI

 "Venezia 2011, dove 'Il villaggio di cartone' è passato fuori concorso, ha espresso una tendenza: il grande tema del cinema italiano contemporaneo è l'immigrazione, il confronto con il 'diverso', la possibilità - ancora remota, ma già parlarne è positivo - di costruire anche da noi una società multiculturale e multietnica. C'è una grande differenza, rispetto al modo con cui affrontano tale argomento le cinematografie d'Inghilterra, di Francia, di Germania: l'accento è spesso marcato sul tema della legalità, perché l'Italia - e l'italiano medio - deve prima di tutto chiedersi, con la mente e con il cuore, se i migranti hanno o no il diritto di giungere sul nostro suolo. Sappiamo qual è la vostra risposta, cari lettori, e voi sapete qual è la nostra. Ma non si tratta di una risposta condivisa. Forze politiche (...) e correnti di pensiero optano per la chiusura, per la linea dura. Questo fa di noi, una volta di più, un paese poco normale. Crediamo sia importante, come cittadini prima ancora che come appassionati di cinema, confrontarsi con l'approccio di Ermanno Olmi. È un maestro riconosciuto, un artista che regala ai suoi spettatori perle di saggezza. 'Il villaggio di cartone' non è il suo film più bello - essere sempre al livello di capolavori come 'Il mestiere delle armi' è quasi impossibile - ma è un contributo forte alla discussione. Olmi si pone l'interrogativo più alto: come porsi di fronte al 'diverso' - e quindi, in senso lato, al prossimo - con gli strumenti della religione e della spiritualità. La risposta è nell'uscita dalla liturgia, nella riconquista di una religione umana, fatta di gesti solidali, di quotidianità, e non di riti. Messaggio altissimo, che in Vaticano piacerà poco"

(Alberto Crespi, 7 ottobre 2011)