lunedì 7 novembre 2011

,,CONVERTIRCI COME CHIESE DELL’AMORE

 E così, a quanto apprendiamo dalla viva voce del nostro premier, «meglio essere appassionati di belle ragazze che essere gay». Il personaggio, lo sappiamo, non è nuovo ad uscite di innegabile spessore culturale; di questa ennesima perla di saggezza ci ha generosamente omaggiati nel corso del «Motor-Show» di Milano: contesto assolutamente adeguato al tenore dell'affermazione; un po' meno, forse, alla carica istituzionale da lui rivestita. Ma in un Paese in cui, tutto sommato, passano sotto silenzio le inqualificabili dichiarazioni effettuate da un noto porporato, secondo il quale sarebbe la stessa scienza ad aver dimostrato che esiste una stretta relazione tra omosessualità e pedofilia, forse non dovremmo più stupirci di fronte a nulla. Assai più che sorpresi, invece, dovremmo sentirci indignati, se non fosse che si tratta di un sentimento in via di estinzione dinanzi alla prevaricazione del diritto altrui. A levare la propria voce, infatti, dovremmo essere, anzitutto, noi che omosessuali non siamo e che, proprio a motivo di ciò, non intendiamo avallare in alcun modo l'ignoranza e la violenza che quotidianamente investono chi è gay ed è lesbica e lo è con pieno diritto e secondo natura. Aggiungo che a protestare contro questa ennesima vessazione, degna di una chiacchiera da bar dei bassifondi urbani, dovremmo essere -prima di chiunque altro- noi che ci professiamo cristiani e cristiane e che non di rado predichiamo l'amore mentre pratichiamo la discriminazione. È tempo di uscire allo scoperto e di affermare a chiare lettere e senza tentennamenti che il messaggio dell'evangelo è incompatibile con l'omofobia, la quale trova terreno fertile nella battuta fuori luogo, nel commento finto-scherzoso che vorrebbe far passare per ironia quella che, in realtà, è pura imbecillità. Eppure il cristianesimo immancabilmente ossequioso delle sacrestie e quello ottuso e sempre più dilagante degli integralismi di ogni sorta si guarderà bene dal condannare questa dichiarazione aberrante e, dietro un sorriso malcelato, manifesterà la sua complicità con simili bestialità e con la fanghiglia da cui esse traggono linfa. Mentre, in verità, chi si professa cristiano dovrebbe oggi indignarsi due volte: come essere umano, prima e come credente, poi; e dovrebbe dire apertamente a questi paladini dei valori tradizionali, a questa folta schiera di atei devoti, imbonitori di folle e benpensanti, che il loro maschilismo troglodita rappresenta un duplice, inaccettabile insulto all'intelligenza e alla dignità umane. A voi che, infine, venite ripetutamente ed ingiustificatamente offesi a motivo del vostro libero orientamento affettivo e sessuale voglio dire che l'evangelo è tutt'altra cosa: è denuncia dei soprusi che subite, è vicinanza che Dio intende esprimervi in quel dolore che patite ingiustamente, è ferma presa di distanza di fronte alle discriminazioni di cui siete oggetto senza motivo e con il beneplacito di svariate realtà ecclesiastiche. A voi tutte e a voi tutti, pertanto, mi rivolgo, chiedendovi di insegnare a noi chiese che Dio chiama per l'appunto noi, e non voi, a compiere attraverso di voi un cammino di conversione che sia capace di condurci sino all'incontro con Lui, con Lei: quel Dio che rivela il Suo volto nei vostri sguardi e nelle vostre vite e che là desidera che anche noi impariamo a scorgerlo; un Dio che vi ama e vi vuole così come siete.