giovedì 3 novembre 2011

FARE I CONTI CON LA NOTTE

Matteo 25:1-13

Parabola delle dieci  ragazze

1 «Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci ragazze le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. 2 Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; 3 le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; 4 mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi. 5 Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono. 6 Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!" 7 Allora tutte quelle ragazze si svegliarono e prepararono le loro lampade. 8 E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". 9 Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!" 10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi vennero anche le altre ragazze, dicendo: "Signore, Signore, aprici!" 12 Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco".

 

 

Che strana festa di matrimonio ci riporta l'evangelista Matteo! Intanto non sembra esserci la sposa: non viene nemmeno menzionata. E non è facile capire questo sposo che arriva a mezzanotte e porta con sè le cinque ragazze "sagge" e rovina la festa alle altre, quelle "stolte" sbattendo loro la porta in faccia. E che dire di tutte queste dieci ragazze che, invitate al matrimonio, si addormentano?

Tutte queste "particolarità" hanno autorizzato un'infinità di commenti tra gli studiosi della Bibbia: chi si è soffermato sul significato dell'olio, chi ha parlato dello sposo come Messia da attendere, chi ha riflettuto sul ritardo dello sposo, chi sul "pisolino" delle dieci ragazze, chi sulla differenza tra stolte e sagge.

Probabilmente tutte queste letture possono avere un senso perchè ci troviamo di fronte ad una pagina evangelica di "genere misto".

La questione previa, alla quale non è facile rispondere, è questa: siamo di fronte ad una parabola o ad una allegoria?

"La soluzione più salomonica sarebbe quella di chi ammette che originariamente si trattava di una parabola, ma che Matteo ha riletto in chiave allegorica" (Rinaldo Fabris, Matteo, pag. 493).

Siccome gli ultimi versetti del capitolo 24 di Matteo sono un fermo richiamo alla vigilanza, probabilmente questi versetti che abbiamo letto ne costituiscono la prosecuzione.

 

Lo sposo tarda

 

La "comunità" di Matteo, verso gli anni 90, comincia a sentire il peso del tempo e l'affanno della lunga attesa: la promessa del Regno è ben lungi dal trovare un pieno realizzo. Ormai i calcoli non tornano più; anzi i tempi li conosce solo Dio. Questo è il tempo dell'attesa operosa, vigile, attiva.

Essere pronti significa vivere il messaggio di Gesù con perseveranza e fedeltà. E' nel tempo che emerge la "saggezza" perchè è nel tempo che si verifica la solidità di un cammino.

 

Il peso della notte

 

Possiamo pur concederci una riflessione su questa sonnolenza che vince le dieci ragazze. Esse simboleggiano la "comunità" alla quale Matteo si rivolge.

Essa non era una realtà di perfetti, un cenacolo di eroi, ma una assemblea, un gruppo di uomini e donne come noi.

C'erano "vigilanti" e "dormienti", stolti e saggi.

Anzi, direi di più; in ciascuno/a di noi ci sono i tempi della saggezza e quelli della stoltezza, quelli dell'impegno e quelli dell'egoismo. Sì, nelle nostre stesse vite, in noi ci sono questi due tempi.

E la notte, diciamolo pure, ha il suo peso.

C'è una notte pesante in questa Italia governata da ladroni e incompetenti, che non aiuta affatto a rimanere vivi, fiduciosi nel futuro, solidali, svegli per cogliere i segni di ribellione  costruttiva che pure esistono.

C'è soprattutto una notte che non lascia intravvedere a breve termine un'aurora di giustizia. E' una notte che invita a dormire, a distogliere l'attenzione dai problemi reali, a spegnere la fiducia.

E, per dirla tutta, è notte fonda anche nella nostra chiesa i cui "pastori" sono fermi da qualche secolo e non sanno fare altro che richiamare all'allineamento, all'ubbidienza, alla difesa dei "valori cristiani".

 

"Risuonò un grido a mezzanotte"

 

La forza del Vangelo di Gesù è in questo grido a mezzanotte............. Matteo parla anche a noi con il suo invito alla vigilanza, ad entrare nella sala della festa.

E' inutile ostinarci a guardare solo la notte, a rimpiangere le occasioni perdute, a sentirci in colpa per le nostre "stoltezze".

Che le nostre lampade siano spente o accese  , rimettiamoci in moto. Dio, a differenza di questo sposo che sbarra la porta, non esclude nessuno. C'è sempre un giorno in cui possiamo ritrovare l'olio per le nostre lampade. In fondo, questa strana pagina del Vangelo di Matteo non aveva allora e non ha oggi altro significato centrale se non un ardente invito ad assumere le nostre responsabilità, a non lasciarci vincere dalle mille notti che ci impediscono di sognare, progettare e mettere mano ad un nuovo giorno per l'umanità e per la chiesa.

Siamo sentinelle in attesa dell'alba.

"Sentinella, a che punto è giunta la notte? Sentinella, quanto resta della notte?" (Isaia 21, 11).

Perchè arrivi un giorno nuovo c'è bisogno anche della mia e della tua luce, del mio e del tuo mattone.