sabato 26 novembre 2011

L'ATTESA DEL GIORNO NUOVO

Marco 13, 33 - 37 Commento alla lettura biblica
 
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
 
 
Il brano evangelico che leggiamo oggi spesso viene citato come la "parabola dei servi vigilanti".
In ogni caso, esso è letterariamente caratterizzato da ben quattro richiami alla vigilanza. Il testo greco usa tre verbi diversi (=fate attenzione, siate svegli e vegliate), convergenti in un identico messaggio con accentuazioni particolari.
Si tratta di "porre attenzione, osservare attentamente", di non lasciarci sorprendere dal sonno che chiude gli occhi sulla realtà, di mantenersi vigilanti come una sentinella che si guarda tutt'intorno...........
La Bibbia in realtà è percorsa da questa esortazione nei due Testamenti.
Quando Marco redigeva il suo vangelo, con tutta probabilità anche il Tempio era stato distrutto e sembrava non esserci alcuna prospettiva per i discepoli e le discepole di Gesù.
Veniva voglia di chiudere gli occhi sulla desolante realtà del dominio imperiale romano e rassegnarsi all'esistente, aspettando passivamente che il "paesaggio" cambiasse, che la storia voltasse pagina.
La fuga dalla realtà è una tentazione ricorrente anche oggi.
 
I volti e i modi della fuga
 
Come si fugge dalla realtà?
Le strade sono tante e spesso ben camuffate e travestite da "percorsi spirituali".
Esiste un cristianesimo spiritualista, che si rifugia tra santi, madonne, liturgie e devozioni per collocare le persone in una "nicchia", completamente isolata dal travaglio e dalle inquietudini quotidiane.
Diciamoci la verità: anche noi qualche volta abbiamo avvertito questa "tentazione" e forse l'abbiamo assecondata.
E' difficile guardare in faccia la realtà con i suoi interrogativi pungenti e mantenere la fiducia nella prospettiva del cambiamento che il Vangelo enuncia e sollecita.
 
La nostalgia della paura
 
Ma in questo tempo la nostra chiesa, a livelli ufficiali ed istituzionali, sembra aver girato le spalle alla speranza, all'attesa fiduciosa, al Dio che viene nel presente e dal futuro.
E così prevale la nostalgia.
Si guarda al passato inneggiando ai tempi della "cristianità trionfante" anzichè cogliere nella attuale "crisi" una opportunità per uscire dalle nostre comode sistemazioni, dalle nostre illusioni, dalla nostra fede spesso dottrinaria e di facciata.
Da Roma a Calcutta tornano gli abiti paonazzi, le liturgie pontificali, i richiami all'ordine e alla disciplina ecclesiastica del Concilio di Trento, come se non fossero passati i secoli,......... come se gli uomini e le donne di questo nostro tempo fossero persone da ripiantare nel Medioevo.
 
 Avvento 
 
 
Il Vangelo di oggi, prima domenica di avvento, rovescia radicalmente questa direzione di marcia.
La "vigilanza" ci rende "donne e uomini dell'attesa"; "E' l'attesa delle sentinelle dell'alba. Esse sanno che la notte, per lunga che sia, lascerà posto alla luce del giorno. E' l'attesa degli amanti della vita. Sono pronti ad accogliere. Essere vivo è essere accogliente. Accoglienza di ciò che sta per venire, di ciò che può arrivare, dell'inatteso, del nuovo. Entrano nell''avventura della vita" (AA.VV., Un catechismo per la libertà, Meridiana, pag. 44).
Penso a Gesù di Nazareth che, mentre agiva nel presente, era totalmente aperto al "sogno di Dio", sapeva vedere i "segni del regno" pur in mezzo alle contraddizioni e alle oppressioni che viveva e condivideva tra i villaggi della sua terra.
E' doloroso constatare che, mentre Dio ci invita ad amare questo nostro tempo, a discernere la Sua presenza, a vivere i nostri giorni come pellegrinaggio verso un mondo più giusto e più felice, la chiesa ufficiale si aggrappa ad un passato e alle sue reliquie.
Avvento significa che Dio ci chiama a voltarci verso l'avvenire, ad alimentare in noi il desiderio e la passione del cambiamento, della conversione, del superamento di tante barriere.
Ovviamente, se vogliamo fare un viaggio verso un futuro diverso, dobbiamo agire nel nostro oggi lasciando cadere tanti orpelli.
 
Ti prego, o Dio:
 
Voglio ringraziarTi,
o Dio che ami la vita,
per tutte le donne e per tutti gli uomini
che sanno tentare di liberarsi dai fardelli inutili,
dalle abitudini schiavizzanti,
dagli idoli che bloccano il cammino.
E Ti prego anche per la mia chiesa e per tutte le religioni del mondo.
Possano seminare germi di speranza,
segni di giustizia,
parole di fiducia,
messaggi di amore liberante,
come ci ha insegnato Gesù di Nazareth,
questo giovane profeta ebreo, abitato dal Tuo soffio vitale,
maestro delle nostre vite.